Le mani del capitano, la cresta di Marek che all’improvviso non c’è più. Eccole le due immagini della festa azzurra nel ventre dell’Olimpico. Cannavaro scivola nel tunnel degli spogliatoi con la Coppa in braccio come fosse un bebè: la culla, la accarezza, non la abbandona un istante. In quelle sue braccia protese verso il cielo di Roma sembra di rivedere il Cannavaro senior di Berlino, con in mano la coppa del mondo. «Sono stati i miei compagni a dirmi di sollevare la coppa così, a dirmi di salire io solo più in alto di tutti» , racconta sorridendo. Ma ha combinato dell’altro negli spogliatoi: «Ho iniziato io a rasare la testa di Hamsik. Io invece farò il trapianto» , scherza a proposito del pegno pagato (e pure volentieri) dallo slovacco. E poi pensa alla sua gente, al popolo azzurro: «E’ una vittoria per tutti i tifosi, a quelli che c’erano in Serie C e poi in B e che oggi sono qui con noi. Questo è un gruppo forte, ma ha bisogno delle vittorie perché solo così si può continuare a vincere. Una serata bellissima, volevo prendere il microfono e intonare “oje vita mia” però mi sa che tifosi la cantano meglio…». Sorride, il capitano. Questa notte può essere l’inizio di qualcosa di più importante: «La Coppa Italia chiude una stagione straordinaria. Non c’è mai stata amarezza per la Champions, questo trofeo invece è il premio per la nostra annata. Abbiamo fatto la partita che avevamo preparato, dopo aver sbloccato su rigore abbiamo chiuso il match in contropiede. Attenzione, però: la forza della Juve questa sera s’è vista lo stesso».
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