Contagiato, forse, dalla voglia di rivalsa che anima la tifoseria partenopea nei confronti di quella bianconera, Marek Hamsik quando incrocia la Juventus s’accende sempre disputando gare vibranti ed andando spesso a bersaglio. Dopo il Palermo, è la squadra a cui ha segnato più gol da quando indossa la maglia del Napoli. Sei reti dal 2007 ad oggi tra campionato e Coppa Italia. Suo uno dei due gol con cui i partenopei si aggiudicarono il trofeo tricolore nella finale dell’Olimpico a maggio del 2012 (l’altro fu di Cavani). Ma ai tifosi è rimasta impressa la doppietta realizzata a Torino nel 2009, quella che sancì una vittoria esterna che ebbe del sensazionale. Il Napoli era sotto di due gol al termine del primo tempo, nella ripresa Hamsik, con la complicità di Dàtolo, trascinò i suoi ad una rimonta straordinaria fino al due a tre finale che spinse lo slovacco ad un’esultanza fuori della norma nel vecchio Stadio Olimpico.
MOMENTO NO Lo slovacco non sta attraversando un bel momento. Stenta a ritrovarsi dopo l’infortunio che lo tenne a lungo fermo nel campionato scorso. Fatica ad inserirsi negli schemi tracciati da Benitez. Una sorta di crisi da settimo anno, una crisi d’identità. Fino all’altra sera con il Parma ha cercato in ogni modo di liberarsi dai freni e sprigionare il suo talento ma senza esito. Il disagio è soprattutto mentale. Non gli riesce più la giocata in verticale, fatica ad inserirsi negli spazi, raramente si libera per il tiro. Ma sul piano atletico c’è. Lo slovacco dimostra di possedere corsa e resistenza. Si danna l’anima da una parte all’altra del campo. E Benitez lo sprona, gli trasmette fiducia, lo incoraggia. «Marek ha solo bisogno di sbloccarsi», ripete l’allenatore. E la sfida con la Juve sembra arrivare a proposito. Hamsik la sente più di tutti. Non solo per la fascia di capitano che porta al braccio ma perchè in sette anni di militanza in maglia azzurra ha avuto modo di verificare quanto stia a cuore una vittoria sui bianconeri ai tifosi napoletani. Se ne accorse già al primo campionato con il Napoli, 2007-2008, allorchè suo cognato Gargano e poi Domizzi per ben due volte su rigore castigarono i bianconeri. L’anno dopo volle regalare la prima perla deviando di testa in rete un assist di Lavezzi. L’apoteosi ci fu nel 2009-2010, quando trafisse tre volte la Juve, due volte Buffon (a Torino) e una volta Manninger (al San Paolo). Hamsik fece centro anche in quel famoso 3-3 del 2011, la rimonta che diede alla formazione di Conte lo slancio per approdare allo scudetto.
OCCASIONE Salire sugli scudi a Doha avrebbe in questo momento in significato straordinario prima per se stesso e poi per il Napoli. Hamsik cerca in Qatar ed al cospetto della Juventus, l’identità perduta. Si sente quasi in debito con i tifosi che lo stanno aiutando a ritrovarsi. E farà di tutto per segnare il settimo gol ai bianconeri, quello che avrà un valore immenso sia per la conquista del trofeo che per la fiducia ritrovata. Marek ci proverà anche stavolta, come fece nella finale di Coppa Italia all’Olimpico anche perchè lui a Pechino era in campo in quell’altra sfida ed il ricordo ancora brucia. Aspetta solo che Benitez gli affidi di nuovo la maglia da titolare e quella fascia di capitano che porta al braccio perchè in caso di vittoria sarà lui a sollevare per primo quel trofeo.
Fonte: Il Corriere dello Sport
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