NAPOLI – E poi la chiamano la sana provincia: 1-0 in casa del Chievo, 1-2 al San Paolo con il Parma, 0-0 a Cagliari, 2-1 a Catania e 1-1 soffrendo a Novara. L’insana realtà si nasconde in quel trappolone che si estende da Nord a Sud e non fa eccezione neppure a Fuorigrotta, quando non ci sono quarti di nobiltà da affrontare. Anno nuovo e vabbè, chissà che vita sarà, in questo mese con le valigie sull’uscio di casa e un viaggio dietro l’altro: si parte da Palermo, si fa tappa nel giardino di casa per un monday night con il Bologna, poi un salto a Siena ed un altro – immediatamente dopo – nella Marassi genoana ancora imbufalita per le sei reti del 21 dicembre. Tenetevi forti, dando un’occhiata al lato B della classifica, la zona destra, quello spaccato che nasconde arsenico e freschi dispetti: il pericolo viene dal basso e il Napoli lo sa.
I numeri non mentono (quasi) mai e in quella favola ch’è il 2011 i principi azzurri si sono imbattuti in qualche imboscata inattesa, imprevedibile, che ne ha sconvolto i piani e frenato l’ascesa comunque imperiosa. La disavventura più rumorosa a Verona, alla quarta di campionato (che in realtà poi fu la terza), prima manifestazione di turn-over ampio e sconfitta fragorosa, che lasciò il segno, perché arrivata a tre giorni dalla vittoria sul Milan, a sette dal pareggio di Manchester contro il City. Dov’è l’errore è presto detto, il Napoli si impantana dopo novantasei ore con la Fiorentina, concede un punto ai viola, annusa le difficoltà con l’«altra» faccia del campionato e poi, di slancio, va a vincere a san Siro, contro l’Inter appena consegnata da Ranieri e presa a pallate. Chiarissimo, Watson… lo dice il campo, lo confermano le statistiche, che c’è una linea d’ombra che funge da spartiacque delle motivazioni. Oppure una sorta di maledizione che si sprigiona dal sottoscala.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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