A Radio Marte nel corso della trasmissione “Marte Sport Live” è intervenuto Antonio Giordano, giornalista del Corriere dello Sport: “Tavecchio e le dichiarazioni sull’abolizione della norma che prevedeva la chiusura degli stadi contro la discriminazione territoriale? Era una mezza soluzione, ovviamente si rischiava di essere addirittura ricattato da chi poteva farti chiudere il settore. Poi c’è anche il discorso della responsabilità oggettiva. Il problema è un altro: l’insensibilità di fronte a vicende reiterate. Il razzismo purtroppo esiste, ne abbiamo avuto la prova provata nel tempo e negli anni. Non dimenticherò mai la sera di San Siro con Koulibaly e arbitro Mazzoleni. Un collega a fianco me venne a fare il Napoli per la prima volta, non riusciva a credere a quello che stava succedendo.
Va distinto il razzismo da stadio da quello sociale ma c’è un problema e va affrontato intervenendo. Ora esistono i biglietti nominativi, le telecamere, le dichiarazioni di chi non sopporta questa insolenza che impera dal vicino di seggiola. Allora il calcio qualcosa deve fare. La Fiorentina ci ha provato, le frasi di Barone e Commisso sono indicative ma va fatto fronte comune affinché qualcosa accada, anche con gli studiosi del calcio. Altrimenti c’è una deriva incontrollabile.
Ho imparato presto che il 60% dei gol del calcio arriva da palla inattiva. A Benitez al Valencia ho visto fare schemi che si facevano in Serie C. Spalletti ha avuto il merito di ringiovanire e rinnovare una pratica che nella spettacolarità era stata abbandonata. La punizione di Udine è un inno all’arte, si segna anche così.
Insigne e i rigori? Dato che i portieri studiano gli attaccanti, forse è arrivato anche il momento che gli attaccanti studino i portieri, se si buttano all’ultimo momento e se hanno una predilezione. Di certo in questi anni ne ha sbagliati un po’ troppi e qualche domanda se la starà ponendo. Ha tirato più o meno lo stesso rigore sia contro Cragno che contro Dragowski ma Cragno non ha alzato la mano di richiamo.
Napoli di Osimhen o di Insigne? Per me è il Napoli di Spalletti. Gli allenatori danno un’impronta più di qualsiasi altro giocatore. Rrahmani l’anno scorso aveva iniziato a gennaio, sembrava uno da rottamare, oggi invece è titolare nel Napoli e ha fatto accompagnare in panchina Manolas. Fabian Ruiz l’anno scorso ogni volta che toccava il pallone si avvertiva un brusio, oggi è intoccabile.
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