Antonio Giordano, giornalista del Corriere dello Sport, è intervenuto quest’oggi a “Marte Sport Live” sulle frequenze di Radio Marte per parlare del momento del Napoli di Luciano Spalletti, che stasera chiuderà la quarta giornata di Serie A in casa dell’Udinese: “Udinese-Napoli è una gara di vertice, la squadra che affronti può diventare prima e ha già dato dimostrazione di sé nelle prime giornate. Non è il momento di sbilanciarsi, anche perché chi è reduce dall’Europa League si porta dietro un po’ di scorie. La squadra è tornata alle 5 del mattino, ha dovuto rinunciare a una seria dormita per tornare dall’Inghilterra.
Rrahmani al posto di Manolas? Gli allenatori guardano ciò che dice il campo e al momento probabilmente lui dà più garanzie del greco. Quando le partite sono alle 21:00 ci sono una serie di riflessioni da fare. Spalletti spin doctor del Napoli? Queste figure degli allenatori che vengono allargate mi piacciono se non vengono ridimensionate dal punto di vista tecnico. In panchina non c’è bisogno di Freud ma di uno che indovina le formazioni e interviene a gare in corso, di chi è padrone del proprio ruolo anche a livello mediatico.
Io continuo a pensare che questa squadra sia molto forte, anche più forte di quanto creda la stessa Napoli. Questa squadra è andata spesso oltre i 100 gol e che però in certi momenti si è persa. Negli ultimi 2 anni ha pagato a caro prezzo la mancata qualificazione alla Champions League, c’è stato un processo involutivo. Continuo a pensare che la colpa non sia di Napoli-Verona ma che ci sia dell’altra. L’attacco da 29 partite non si ferma, il primo gol lo segnò Insigne al 94′ di Napoli-Torino. Sarebbe bastato vincere un’altra partita a caso e la gara con il Verona non sarebbe servita a niente.
Se il Napoli segnasse stasera diventerebbe la prima squadra a segnare in 30 partite consecutive. Questo significa anche che eventualmente l’Udinese ne deve fare 2 al Napoli per raggiungere il suo traguardo. Il merito di Spalletti è aver inserito giocatori nelle rotazioni? Parzialmente d’accordo, anche perché ha dovuto cambiare spesso la squadra. Il gioco c’è sempre, forse non totalmente nell’ampiezza ma concede segnali di volontà e di traccia. Lobotka era un ex giocatore, non veniva mai considerato. Ci sono state cose riviste e corrette, anche nella sua alimentazione. Magari un giocatore che si vede abbandonato si può abbandonare“.
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