«Il turn over è una medicina può fare bene, ma anche ammazzare… tutti: bisogna fare delle scelte per vincere»
NAPOLI – Un passato viola e un rammarico azzurro. Eraldo Pecci: uno di quei centrocampisti d’eleganza e di ragionamento che nella sua carriera ha messo in fila quindici stagioni in serie A e anche uno scudetto col Torino. Con il Napoli, invece, durò solo un momento. Un anno. Un campionato. Quello che fece da prologo al primo tricolore.
Già, ma perché, caro Pecci, andò via di corsa?
«Tra il Napoli e i miei figli vinsero i miei figli. Mi stavo separando da mia moglie, i ragazzi, allora piccoli, avevano bisogno di me e io di loro. Decisi d’avvicinarmi a casa e fu giusto così. Altrimenti a Napoli ci sarei rimasto a vita. E avrei vinto anch’io scudetti e coppe».
Era il Napoli di Bruscolotti e Bagni, di Renica e Bertoni, di Giordano e un certo Maradona…
« Arrivammo terzi e ci divertimmo molto. E poi, ho avuto la fortuna di giocare accanto al più grande e forte calciatore d’ogni tempo».
Fu proprio la premiata ditta Pecci-Maradona a segnare quel famoso gol a Stefano Tacconi. Ricorda? Punizione in area, tocco e Diego s’inventò una parabola che è diventata storia del pallone.
«Sì. Ma, non per questo, ho mai detto a Diego che in quella sua diavoleria c’era anche un po’ di merito mio. Non oso pensare quel che mi avrebbe detto. Comunque, pur non avendo scritto nessuna pagina memorabile della storia azzurra, mi auguro di non essere ricordato a Napoli solo per quel tocco ».
Un ” tocco”, nel senso di colpo improvviso ed inatteso, è venuto invece l’altra sera ai tifosi azzurri. La sconfitta col Chievo, infatti, non era nelle previsioni. Neppure le più nere. Invece… «Invece è arrivato quel maledetto turn over. E il turn over è come una medicina: ti può far bene, ma ti può pure ammazzare».
E’ stato un errore?
«Si potrebbe replicare che l’anno scorso il Napoli, giocando con i titolari, contro il Chievo ha perduto sia all’andata che al ritorno, ma io resto aggrappato alla mia teoria».
Cioè?
«In campo sempre e comunque i titolari. Che possono perdere, è vero, ma che essendo titolari sono di sicuro più forti ed affidabili delle seconde linee».
Seconde linee che hanno fatto storcere parecchio il muso.
«Ma pure su questo c’è da dire. Perché metterne in campo due, magari tre, può essere normale. Ma buttarne nella mischia sette o otto tutti assieme, beh, vuol dire correre dei rischi».
Eppure Mazzarri in quanto a scelte per il campo è un riflessivo…
«Lo è, ma stavolta è andata male. Comunque, pur restando dell’idea del mandare in campo sempre i migliori, capisco le difficoltà di un allenatore impegnato su due fronti come campionato e Champions».
Ma da Verona il Napoli torna con un insegnamento oppure no?
« Sì, ma è un insegnamento che vale per tutto il nostro calcio, non solo per gli azzurri. Ora sappiamo ancora meglio che nessun club italiano può permettersi di mandare in campo la seconda formazione senza il rischio di perdere anche contro una squadra non di prima fascia. Questo, oggi, è un lusso che in Europa possono permettersi solo una o due squadre. In Spagna il Barcellona e forse il Real; in Inghilterra lo United e non so se pure il City. Formazioni con rose più ricche di campioni e bilanci molto più pesanti».
Già, ma da quest’incastro il Napoli deve pure uscirne in qualche modo.
«E’ questione di scelta. Credo che il Napoli debba fare questo ragionamento: in quale delle due competizioni posso arrivare in fondo? In campionato? Bene, allora punto al campionato e per ora in Europa mi sta bene fare una buona figura e nulla più?».
Sta suggerendo al Napoli di scegliere già adesso?
«Proprio così. Credo che il Napoli sia competitivo in Italia e meno in Europa. Credo che possa vincere lo scudetto ma non la Champions. E allora, se è così, anche contro il Chievo deve andare in campo la migliore delle formazioni ».
Scusi Pecci, sta affannando. La sindrome Chievo sta prendendo pure lei?
«No, sto solo facendo un po’ di footing. Dove? Sul lungomare di Riccione. Non è quello di Napoli, ma bene pure questo ».
Già. Ma torniamo allo scudetto. Il Chievo non ha graffiato le ambizioni azzurre? Per il Napoli può essere davvero l’anno buono?
« Certo. Ne sono convinto. Ragioniamo: l’Inter da quando ha vinto tutto con Mourinho gioca con sufficienza. Mi dà l’impressione d’aver la pancia piena. La Roma? E’ in costruzione, si sta rigenerando. La Juve è una buona squadra, ma per me non vale il Napoli attuale. Il Milan, invece, nonostante la partenza lenta e gli infortuni è attrezzato per recuperare e arrivare sino in fondo. E poi è abituato a giocare su più fronti».
Insomma, per lo scudetto sarà lotta tra il Napoli ed il Milan?
«Sottoscrivo. E non è piaggeria e neppure c’entra il sentimento. Credo davvero che le ambizioni del Napoli quest’anno siano legittime».
Intanto domani c’è la Fiorentina. Un altro vecchio amore.
«Ci ho giocato per quattro stagioni. La lasciai proprio per il Napoli. Reputo quella viola una buona squadra, ma non tanto da mettere pensieri a quella di Mazzarri. La differenza tra loro è che a un certo punto il Napoli s’è dato una mossa e ha saputo fare quel passo avanti, quel salto di qualità che invece alla Fiorentina non è riuscito ancora ».
Però se ha saputo far male il Chievo… Il Napoli farà bene a non fidarsi neppure della Fiorentina, no?
«Mai fidarsi. Questa è una regola che nel calcio vale sempre. Comunque, la Fiorentina va assai meglio in casa che in trasferta».
Scusi l’insistenza. Ma l’affanno aumenta. Eppure non ci sono salite sul lungomare di Riccione.
« Salite no. Ma ci sono i miei ormai quasi cento chili da portare a spasso. Vado a passo veloce e un po’ d’affanno arriva sempre».
Dicevamo della Fiorentina. E’ convinto che affannerà pure lei domani sera?
«Soffrirà. Al San Paolo soffriranno tutte. E poi già immagino la rabbia degli azzurri. La sua voglia di rimediare subito all’ultima sconfitta. Sarà un Napoli subito a caccia di riabilitazione e di successo».
Fosse Mazzarri chi è il giocatore che non toglierebbe mai, che metterebbe in campo pure seduto su una sedia?
«Di signori che potevano giocare pure stando seduti su una sedia ne ho incontrato uno solo in vita e ho avuto anche la fortuna di giocarci assieme. Altri non ne ho più visti al mondo. Comunque, credo che nel Napoli non vi siano insostituibili. La forza di Mazzarri è quella di aver creato un gruppo nel quale tutti concorrono a raggiungere una eccellente organizzazione di gioco e, quindi, anche eccellenti risultati. Il Napoli, quando giocano i titolari, chiariamo, è il miglior esempio di collettivo che ci sia oggi nel nostro campionato».
Poi, martedì, sempre al San Paolo, ci sarà la Champions. Il Villarreal.
«E dovranno giocare un’altra volta i titolari ».
Ma non ha detto che il Napoli ha l’obbligo di scegliere e quindi…
«Certo. E lo confermo. Ma non è detto che il Napoli non possa e non debba far bella figura anche in Europa pur senza pensare di vincere la Champions ».
Capito: vada il più avanti possibile, ma sempre e solo con la testa al campionato. E soprattutto senza affanni, è così. E a proposito d’affanni buona corsa, caro Pecci.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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