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CdS – E De Laurentiis ne ha per tutti

«Siamo in piena recessione e c’è chi pensa allo scudetto del 2006... Abete deve farsi da parte,

Dall’album dei ricordi di un settennato da favola, emerge dalle macerie del fallimento dell’agosto del 2004 una notte tra le stelle del Camp Nou nell’agosto del 2011.

De Laurentiis, chi l’avrebbe detto?

«Ha enorme significato. Siamo tornati in se­rie A da 4 anni ed essere ospiti del Barcellona al Camp Nou è motivo d’orgoglio. Onorati del loro invito».

Squadra e club le piacciono.

«Il Barcellona è esempio di organizzazione ed io resto qui per studiarne i meccanismi, vanno presi come modelli. La loro cantera è strepitosa e fa­remo di tutto per seguire le loro orme con la nostra scu­gnizzeria ma investendo a modo nostro, non mi farò prendere per la coda. La par­tita ha offerto lo spunto pure per mettere l’una vicina al­l’altra due tifoserie splendi­de, due forze gigantesche e penso che ciò abbia rappre­sentato l’aspetto più rilevante della serata. Ringrazio il Bar­cellona per averci voluto al Gamper, offrendomi la possi­bilità di incontrare un avver­sario che regala emozioni or­gasmiche ».

Consenta qualche divaga­zione: Gilardino, ad esempio.

«Nessuna possibilità che arrivi. Ora approderà Chavez e con ciò ci fermiamo anche se il nostro mercato, come di­mostrato, è sempre aperto. Però, eventualmente acquisti se ne faranno a gennaio, veri­ficate le potenzialità della squadra ed eventuali zone di intervento».

Rischio sciopero sempre vivo.

«Qui siamo in piena reces­sione, la crisi è un uragano e tra di noi c’è ancora chi pen­sa allo scudetto e alle beghe del 2006. Bisogna rifare tutto ma ci perdiamo in questioni che mi lasciano basito. Ho detto e ripeto che Abete si de­ve far da parte; ho detto e ri­peto che la Lega va cambiata. E ora deve farci capire anche Platini, al quale ho ribadito a Capri e a Montecarlo la ne­cessità di intervenire. Basta pensare in vecchio: prendia­mo le prime 8 dei 5 maggiori campionati europei e faccia­mole sfidare tra loro in una mega competizione continen­tale. Ma bisogna intendersi anche sul fair play finanzia­rio e avere conoscenza preci­sa del danaro proveniente dalla Russia, altrimenti si fal­sa il meccanismo».

I proventi tv restano un suo tormento.

«Il tormento più vero è la constatazione che qui nessu­no riesce a manifestare la propria crescita culturale in fatto d’impresa. In Inghilter­ra sanno come si fa, ad esem­pio. Io, anni fa, mi vidi offri­re dalle tv di Berlusconi, 5 mila euro per una gara di In­tertoto con il Panionios: di­mostrai, all’epoca, vendendo il prodotto in pay per view, che fu possibile incassare un milione di euro. Ma di cosa stiamo parlando? Ma cosa stiamo aspettando? Moratti sta vendendo Eto’o per niente perché costretto: esistono costi, ci vogliono ricavi adeguati».

Un tema più leggero, allora: lo scudetto.

«L’acuto provincialismo del calcio vogliamo rimuoverlo. L’amichevole qui è servita per ac­quisire ulteriore esperienza, per capire come stanno i calciatori. Certo che noi vogliamo com­petere, ma di scudetto non parlo».

L’eco dell’ultima di Mourinho non s’è spenta.

«Guardi, a me piace Guardiola, perché è raf­finato, impenetrabile e invulnerabile. Mourin­ho è divertente quando si inquieta. E stavolta ci ha sofferto, non potendo prendersela con il suo omologo, s’è dovuto scatenare sul secondo…».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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