NAPOLI – Grandi si nasce: e ciò che avanza nella memoria, in un primo giorno da Napoli, è la sensazione di essere al cospetto d’una star.
«Accadeva nella passata stagione, quando si sono modificati i valori: incontrare il Napoli equivaleva affrontare il Milan o un club di pari valore. E ora che sono qui, non mi sembra vero».
Grandi si diventa: e nel debutto al tavolo delle big, Marco Donadel s’accomoda con l’orgoglio di chi è riuscito ad ottenere ciò che inseguiva, un premio meritato attraverso una vita da mediano. «E’ questo, sicuramente, l’organico più forte nel quale io mi sia ritrovato. Certo, la Fiorentina è altamente competitiva, ma per compartezza e solidità di reparti penso che il Napoli sia superiore. E’ una bella sensazione credetemi. Sono andato in scadenza a giugno ed aspettavo una proposta che mi entusiasmasse. E’ arrivata ed eccomi qua».
Ventotto anni spesi a correre su e giù per campi, in quella dimensione da «precario » che gli resta appiccicata addosso: ma cosa volete che conti, esser considerato un panchinaro, oggi?
«A me interessa poco essere considerato una riserva. E’ già successo in passato e a fine stagione non mi sono mai ritrovato al di sotto delle 35 presenze. E se sono stato individuato come utile al progetto, vuol dire che sono riuscito a convincere. Dopo sette anni con la stessa maglia ero curioso di verificare che effetto facesse cambiare: l’impatto è meraviglioso, avevo voglia di ambizioni più grandi».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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