«Per ora, il discorso relativo al nuovo stadio è in fase embrionale ma c’è la volontà di tutti nel dotare Napoli di un impianto di livello europeo»conferma l’assessore allo sport, Pina Tommasielli, tra le prime ad essere nominata nella giunta De Magistris.
«Prevedo che nel giro di breve tempo opteremo per la soluzione migliore, dopodiché vedremo come accelerare i tempi. Non è il caso di stabilire un termine al momento. Stiamo comunque prendendo in considerazione anche l’ipotesi di intervenire in un settore per volta in modo da consentire alla squadra di giocare le proprie partite a Fuorigrotta », aggiunge l’assessore.
La situazione è piuttosto complessa. Non è semplice procedere con la ristrutturazione dell’impianto quando è in corso il campionato e la Champions League. Ma se ne sta discutendo. De Laurentiis ha già partecipato ad un paio di riunioni con il sindaco De Magistris ed i suoi collaboratori. Ha prospettato un paio di soluzioni. Entrambi riguardanti lo stadio San Paolo. Non ci sarebbe infatti l’intenzione di costruirne uno nuovo altrove( scartata l’ipotesi Bagnoli, ex Nato, dove DeLaurentiis ha suggerito di crearvi una nuova università).
Si intende, invece, procedere lì dove è stata fatta la storia del Napoli, vinti due scudetti ed una coppa Uefa, dove si è esibito il migliore calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona.
«Mi sembra anche giusto non spostarsi da quella che rappresenta la casa madre del club», affermò il patron della Filmauro durante la visita dei due stadi di Manchester, l’Old Trafford dello United e l’Etihad del City.
IL PROGETTO –De Laurentiisvuole seguire in prima persona l’evoluzione del progetto- stadio. Intanto si è chiamato al suo fianco Marco Fassone, colui che ha seguito tutto l’iter burocratico del nuovo impianto della Juventus. Fassone, neo direttore generale del Napoli, sta indicando alcune delle strade percorse dal club bianconero in sintonia con la giunta comunale di Torino.« E’ fondamentale la sinergia con gli amministratori comunali e le altre istituzioni cittadine», annota in continuazione l’ex manager di una nota azienda dolciaria piemontese, nonché ex arbitro ed assistente.
De Laurentiis ha già abbozzato una prima idea: abbassamento del livello del manto erboso, eliminazione della pista d’atletica e del fossato, spalti a ridosso del terreno di gioco ( e quindi molto più vicini ai calciatori)con abolizione di ogni barriera divisoria.«Speriamo che i nostri parlamentari si diano da fare nel varare delle leggi appropriate. Non si può pensare ad uno stadio sul modello inglese se poi non esiste una cultura della non violenza e una seria prevenzione di questa, nonché una giusta repressione. Sono curioso di vedere come andrà alla Juventus con il pubblico così vicino ai calciatori. E non si può pensare ad uno stadio di proprietà dei club se non c’è un intervento mirato delgoverno».
Intanto De Laurentiis ha invitato alcuni architetti, italiani e non, a presentare dei progetti ( pagando le consulenze, ovviamente).
«Se riuscissimo nel giro di due-tre anni a dotarci di un impianto all’avanguardia, allora sì che diventeremmo un club capace di competere anche a livello mondiale. Ma per fare ciò occorre tempo, nonché la collaborazione di tutti, politici e non».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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