Il momento è particolare. Importante. Decisivo. Uno di quei momenti che richiedono il massimo dell’unione e della compattezza. Lo sa bene Aurelio De Laurentiis. E infatti, il presidente non se ne sta da parte, non fa da spettatore e basta di questo finale di campionato che può ancora riservare cose buone. Anzi, tutt’altro. Alla vigilia del match con l’Atalanta, il numero uno del club ci mette faccia e ragionamenti e scende in campo: la squadra da una parte, Mazzarri dall’altra e lui ad invitare tutti a piantarla con i piagnistei per le sconfitte con la Juve e con la Lazio. De Laurentiis guarda avanti e vuole che facciano così anche il suo Napoli e tutta la gente azzurra del pallone.
TERZO POSTO – Perché? Perché il terzo posto non è ancora perso. «Perché – spiega – l’esperienza insegna che nel calcio non c’è mai nulla di scontato e che può capitare sempre tutto» . Non pronuncia mai quelle due parole, il presidente, ma è chiaro che ci crede ancora in quel “terzo posto” . E vuole che ci creda anche la squadra, negli ultimi giorni messa al centro di critiche severe. E invece no. A questo De Laurentiis non ci sta. «Adesso – dice, affidando il messaggio a Radio Marte, voce ufficiale della società -, adesso dobbiamo stare ancor di più accanto a questa squadra. Farle sentire la nostra vicinanza, la nostra stima, il nostro calore. Basta critiche. Smettiamola con questa voglia distruttiva, perché così non si va da nessuna parte» . E Mazzarri? «Inutile cercare colpe per il kappaò contro la Lazio. Lo stesso Mazzarri non ne ha» , dice il presidente. «Lui, non avendo né Zuniga né Maggio né Gargano e con Dossena fuori condizione, a Roma ha messo in campo la migliore formazione che poteva. E, infatti, abbiamo rischiato di vincere o quantomeno pareggiare. Non bisogna dimenticare, infatti, che c’è stato negato un calcio di rigore sacrosanto e anche annullato un gol che era regolare. Così come onestamente ammetto che il rigore fischiato alla Lazio c’era tutto. Un errore grave di Britos? E che poteva fare? Io non l’ho giudicato male e neppure ho dimenticato che è stato a lungo fermo per un infortunio. Magari, se proprio debbo dare qualche responsabilità, me la prendo con Inler per quel pallone perso».
CREDERCI – Insomma, non fa sconti a nessuno, De Laurentiis, ma non calca mai la mano. Non sottolinea nulla col blu. Non è il caso. Non è il momento. Ruolo e convinzioni personali gli assegnano altri comportamenti a sette partite dalla fine e una stagione che ancora non si sa come sarà da raccontare. «Se proprio devo prendermela con qualcuno – dice – me la prendo con chi va ripetendo che è stata la Champions a toglierci energie. Per me non è così. Capita anche al Milan di accusare qualche battuta a vuoto. Ma non c’è rimedio: non si possono avere rose di cinquanta calciatori per essere eternamente al top della condizione». Al top o giù di lì, però, il Napoli dovrà esserci stasera. Al San Paolo, infatti, arriva l’Atalanta e ci arriva anche con qualcuno che proverà a farsi ricordare. Magari anche rimpiangere. «Atalanta bella squadra. Complicata da affrontare. E – conferma De Laurentiis – in campo ci sarà gente come Cigarini e come Denis che ci terranno a dimostrare a tutti che le loro cessioni furono un errore» . E fu un errore? Non per il presidente. «Denis – infatti spiega – è una prima punta di quelle tradizionali. Uno di quei centravanti che devono giocare sempre per dare il meglio di se stessi. Il Napoli, invece, ispira il proprio gioco a una filosofia diversa. Il Napoli – afferma De Laurentiis – gioca per portare al tiro e al gol più giocatori. Questo è il nostro calcio, la nostra mentalità» . E quindi, tanti saluti pure a Denis.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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