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CdS – De Laurentiis: “Hamsik è tra i grandi d’Europa”

Parla all’Hotel Vesuvio il presidente del Napoli sull’accordo triennale a Dimaro e sul momento degli azzurri.  

De Laurentiis, comincia un mese terribile.
«E soprattutto ci lasciamo alle spalle polemiche sterili, degne di un Paese ancora troppo giovane per essere considerato Stato. Calcisticamente, poi, prevale sistematicamente il campanilismo, persino a certi livelli».

Napoli-Juve ha fatto rumore persino senza giocarla. Perchè?
«E ha fatto rumore senza che ci fossero ragioni valide per alimentare il can-can. Ne ho lette e sentite di vario genere e specie, c’è chi ha tentato di addossare responsabilità agli amministratori di Napoli, come se in qualcuno ci fosse stata la volontà di truccare le carte».

Ci dice la sua?
«Premesso che abbiamo giocato, in passato, con Manchester, Villarreal e Bayern, e che prima e dopo abbiamo sempre avuto impegni di campionato, pure stavolta non ci sarebbero stati problemi ed avremmo affrontato la Juventus: io plaudo al lavoro di Andrea Agnelli e di Conte, ma il Napoli non ha paura di giocare con nessuno. Qui non c’è l’abitudine di fare il gioco delle tre carte».

Certe tesi della domenica: si è stati precipitosi. Ci dice perché per lei non è così?
«Qui si fa sempre dietrologia, in qualsiasi campo. E’ chiaro che anche a me avrebbe fatto piacere giocare, ma non è stato possibile. E’ intollerabile dover pensare che una partita di calcio debba svolgersi per forza, pur non sussistendo le condizioni affinché ciò accada. Il rispetto della salute e della sicurezza dei cittadini ha la priorità, sempre; e invece, nell’analisi sulla decisione, in taluni è venuta meno la cultura del rispetto e il concetto di coscienza civica. La decisione del Prefetto non si giudica».

Certe tesi del lunedì: si poteva giocare. Ci spiega perché per lei non è così?
«Peccato che chi faccia affermazioni non abbia cognizione della situazione di Piazzale Tecchio, delle necessità di chiudere un sottopasso e dunque delle conseguenze; e peccato ci sia dimenticati che a Pozzuoli c’era stato un morto. Le precipitazioni avevano sconvolto un Paese intero, il San Paolo è obsoleto e non corrisponde, in certe situazioni, ai canoni di sicurezza: nel passato, quando c’era Pierpaolo Marino, ricordo che l’ho visto una volta spalare la melma indossando stivali. Io sono contro lo strillo e l’urlo…».

Consenta l’ironia…
«Un attimo, stavo per dire: anche se ogni tanto mi metto a fare lo scapigliato, però non il maleducato. Ma assecondo la mia natura, che mi chiede di non annoiarmi. E allora mi concedo qualche incursione, chiamiamola così. Però conosco il galateo e le buone maniere. Solo che temo la noia e allora intervengo…».

Martedì, invece, è stato il giorno della sentenza di Calciopoli. Il suo pensiero?
«Sono nel calcio da così poco tempo, ma quando accadevano i fatti valutati dalla magistratura, io ero in C, mi facevo il mio calcio lontano da certi ambienti. Però, dicevo: c’è qualcosa che non quadra. E ora leggo che Calciopoli non è finita, che ci sono le scommesse: ho provato a proporre la gestione di questo sistema direttamente alla Lega, per evitare che le licenze finiscano all’Estero. Mah! Siamo stati capaci, come calcio, di regalare centinaia di milioni di euro a Mediaset, rinunciando a strumenti che ci avrebbero potuto consentire di ricostruirci gli stadi. Ho paura di quest’Italia che ha equilibri sulle sabbie mobili. E ogni tanto penso di togliere il disturbo. Non potendo fare il tuttologo, mi viene la tentazione di non far vedere più la mia faccia. C’è sempre un altro Paese che mi aspetta».

Nove partite in trentadue giorni…
«E che ci possiamo fare? Tocca giocarle. Ma non mi faccia domande sulle prospettive: sennò le dico che lei è vecchio….Come questo Paese».

Fra meno di due settimane vi giocate la Champions. Sensazioni?
«Ho detto e ripeto che non ho mai pensato di volerla vincere. E sono fortunato perché non sono rientrato in un torneo loffio. Però ho ritenuto la manifestazione l’occasione giusta per un salto di qualità generale della squadra, del club, persino della città e della tifoseria. Confrontandoci con queste big, abbiamo studiato e capito le loro organizzazioni. Sono questi gli appuntamenti che aiutano a crescere. C’è capitato il girone della morte: che dovevamo fare, desistere e mandare la Primavera? Un banco di prova così autorevole sulle capacità di ognuno di noi. Solo che il calcio ha sempre fretta. E noi siamo giovani….».

Però lanciati…
«Ma abbiamo appena sette anni e mezzo, signori. Siamo nati nel settembre del 2004. Quello che ho ereditato non è il Napoli di Maradona: quello è finito, è fallito. Vedremo tra vent’anni – sperando io d’esserci – cosa saremo. Però ora siamo in fase d’evoluzione. E siamo contenti di essere arrivati qua, importando la filosofia della mia Filmauro nel calcio. Noi siamo dei virtuosi, perché siamo stati capaci di garantire il divertimento attraverso il rigore manageriale. E io sono fiero di queste mie società, dello stile di lavoro espresso: sono convinto che se quando rilevai il club dal fallimento l’avessi chiamato Partenope, saremmo arrivati dove siamo adesso».

A proposito, tutti vogliono Hamsik: doveva firmare. Fabio lo sa: non l’ho preso perché non volevo bloccare Paolo. Adesso noi due possiamo fare tanto: iniziando da una tourneé negli Emirati… E poi?
«Firmerà presto. Qualcuno sostiene che nelle ultime cinque domeniche Marek non si sia visto, ma a me va bene così: sta facendo un lavoro sporco a centrocampo che non sempre si nota. Hamsik è un grandissimo calciatore, di enorme spessore umano, un ragazzo maturo con una qualità rara: l’educazione. Che nella vita ha valore immenso. In Europa, come lui, ce ne saranno massimo altri tre».

A Natale porterà Prandelli sul grande schermo, nel suo film. E’ stato difficile?
«Una persona straordinaria, perbene. Ci ho messo un secondo a convincerlo. Ha una grande umanità, un gentiluomo: sarà protagonista di una delle tre storie, nelle quali i nostri protagonisti incontrano personaggi dello sport, della politica e della tv. Ma altro non aggiungo».

Aggiunga che le vacanze di Natale del Napoli saranno a…
«Ho parlato con Fabio Cannavaro, mi ha richiamato perché l’avevo sollecitato di recente. Gli ho spiegato che non l’ho portato a Napoli perché preferivo che Paolo facesse la sua strada. Però ora possiamo far tante altre cose insieme: ad esempio, una tourneé negli Emirati. Mi intrigano Doha e Abu Dhabi. Ma devo verificare se ciò comporta pregiudizi alla preparazione della squadra. A proposito, in Italia a fine dicembre si va in vacanza, e in Inghilterra si gioca».

Cannavaro ambasciatore all’Estero del Napoli: è così?
«Già trovata l’etichetta, eh?».

La nuova frontiera, invece, è la vendita on line di biglietti…
«Io li venderei tutti così, ma qui non c’è l’abitudine. L’ultima volta l’hanno comprato in cinquecento. Ma progressivamente ci arriveremo».  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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