L’orizzonte, adesso, è in quel vuoto pneumatico in cui l’umore scivola precipitosamente e mentre l’eco del triplice fischio consegna un copione insospettabile, la sceneggiatura d’un thriller a tinte fortissime e indigeribile, la maschera che s’adagia alla seggiola undici della fila uno è la sintesi dello stato d’animo d’una città intera e dunque di quei diecimila che defluiscono dalla favola e s’accomodano nella malinconia con loro condivisa da Aurelio De Laurentiis. Bologna-Napoli ha appena offerto al campionato il ribaltone, bruciando in novanta minuti il sogno d’una Champions ormai raffigurata sulla battigia d’una spiaggia, una qualsiasi, e in quel silenzio in cui i pensieri sparsi vanno raccogliendosi, la ricerca della serenità smarrita diviene un esercizio complesso almeno quante le chanche rimaste a galleggiare nel nulla d’uno stadio deserto.
TENEREZZA – Mica semplice fare in modo che l’amarezza scivoli via come un colpo di spugna, trascinando dentro di sé il film d’una stagione fantasticamente densa di rimpianti: e però, al ventesimo minuto di quell’immersione assoluta, praticamente totale, nelle divagazioni, praticamente il post-partita dei sentimenti d’Aurelio De Laurentiis, circondato dalla signora Jaqueline e da Luigi ed Edo, i figli altrettanto amareggiati, la tenera figura d’un bambino induce a sciogliersi in un sorriso, a rassicurare sul futuro, sulla presenza certa, pardon certissima di Marek Hamsik, il principe azzurro destinato a diventar bandiera, e a restar però concretamente, onestamente vago – complice l’esistenza della clausola dagli imprevedibili sviluppi – sul futuro del Pocho. Lo spartiacque d’un pomeriggio intarsiato dai tormenti è in quell’istante che spezza la solitudine cercata attraverso la riflessione per combattere in qualche modo la delusione. Il destino, oramai, è nelle mani altrui, tra il Massimino e l’Olimpico di Roma, e quella dimensione di star internazionale, una grande accomodata al tavolo delle grandi della Champions, è affidata al Catania e all’Inter, ancor prima che al Napoli.
CORAGGIO – Ma le voci amiche, scrollatasi da dentro la prima reazione emotiva, sostengono e sorreggono, aiutano a rimuovere per un po’ la tristezza, a rifocillarsi attraverso la gratitudine della processione di sostenitori che tra una foto e un autografo rievocano la crescita del progetto decollato nel 2004 dalla polvere del Fallimento e approdato sino alle serate d’onore trascorse dal Manchester e sino al Chelsea compreso, in quella felicità che non va dimenticata. «Presidente, crediamo in lei». E’ una spruzzata d’energia che ammanta l’atmosfera mesta, un sorso di riconoscenza che spinge a lasciarsi alle spalle quelle poltrone ormai non più impregnate di scoramento: domani sarà pure un altro giorno, ma si ripartirà da ieri, dall’altro ieri, dalla ricostruzione modellata con le idee e la pazienza. «Abbiate fiducia». La storia continua.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.