Chi trova un amico rimedia un tesoro e Castelvolturno, d’incanto, è diventato un forziere, una miniera nella quale convivere appassionatamente, uno spicchio di Buenos Aires in cui lasciarsi andare, come in famiglia. Chi trova Lavezzi trova una stella: e da Chavez a Fernandez, da Fideleff a Santana, il nuovo corso sudamericano – argentino, per dirla meglio – s’è immediatamente speso per quel talento naturale divenuto il partner ideale. Il filo azzurro che lega due terre nasce da lontano, da troppo lontano; e l’epicentro di quest’unione senza precedenti è chiaramente individuata in quel Dio senza eredi che ha trasformato il san Paolo in un santuario, una basilica, una cattedrale laica: prima di Diego, Pesaola e Sivori; e dopo, al di là del buio e del Fallimento, il pocho, con quella carovana di connazionali che aiutano a rimuovere ogni velo di nostalgia, che Lavezzi accoglie come fanno i leader moderni, attraverso Twitter, offrendo il personale benvenuto in quella Napoli ormai sua. E allora: Campagnaro, la scommessa Chavez, Fernandez, Fideleff, Santana ed ovviamente, sua maestà, l’erede – nel suo piccolo – al trono, a guidare una colonia con sei rappresentanti e che numericamente è seconda soltanto agli italiani. Perché Napoli offra sempre – e pure a palla ferma – il sapore di casa.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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