Oggi i calciatori avranno il contratto, i tifosi, invece, riavranno il campionato. Giancarlo Abete, presidente federale, è euforico: «Non credo che ci saranno sorprese» . L’appuntamento è per il primo pomeriggio. Poi, tutti insieme a Palazzo Chigi, per comunicare al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e al sottosegretario con delega allo sport, Rocco Crimi, che il Paese, in attesa della manovra «lacrime e sangue», potrà contare sul ritorno del campionato. Si chiuderà una storia lunga e tortuosa, che ha regalato colpi di scena, scioperi annunciati, scioperi realizzati e liti più o meno assortite. I calciatori avranno, quasi quattordici mesi dopo la scadenza, il nuovo accordo, il primo che si è andato ad arenare non su un problema economico ma sui diritti (gli allenamenti differenziati, la definizione di «prima squadra»). Si chiuderà in una maniera strana, indicativa della difficoltà che oggi incontra il mondo del calcio a trovare un modus vivendi: perché il contratto-ponte, cioè limitato, nella scadenza, al prossimo 30 giugno, è il segno di questa sorta di incomunicabilità che caratterizza le relazioni fra le varie componenti del pallone. E, d’altro canto, solo in questa chiave si può capire quello che è accaduto una decina di giorni fa, con tanto di rinvio dell’inizio del campionato.
DETTAGLI –Questa mattina, di buon ora, in Federazione si rivedranno i «tecnici», cioè gli avvocati. Da una parte Umberto Calcagno per l’Associazione Calciatori; dall’altro Briamonte, Sica, Stincardini e Brunelli per la Lega. In mezzo l’ufficio legale della Federazione. Ieri pomeriggio è avvenuto l’ultimo scambio di bozze contrattuali definite in continui contatti telefonici. Nemmeno la definizione di questi dettagli è stata semplice anche perché fra le parti il rapporto di fiducia, in quasi quattordici mesi, si è molto più che incrinato. In particolare, sono diffidenti i calciatori che un contratto lo avevano firmato visto che a dicembre una intesa era stata raggiunta. D’altro canto Abete lo ha detto:«Qualcuno non è stato ai patti». Chiaro il destinatario della bacchettata: la Lega.
Alla luce di quel che è avvenuto negli ultimi giorni, la storia dello sciopero celebrato appare paradossale. L’accordo-ponte era stato proposto dieci giorni dal presidente dell’Aic, Damiano Tommasi. Sul tema degli allenamenti differenziati poco o nulla è cambiato. Certo, Aic e Lega si impegneranno a trovare nei prossimi trenta giorni un’intesa da trasformare in articolo contrattuale. Ma se l’intesa non verrà trovata (e non si capisce come si possa trovare), varrà il vecchio articolo 7 interpretatoda Abete. Il campionato, dunque, si è fermato per un contributo di solidarietà proposto dalla manovra governativa e nel frattemposcomparso?
VERTICE –Quel che dieci giorni fa non andava bene, dieci giorni dopo è da tutti accettato. Alla fine ha avuto ragione Abete che lunedì scorso, ricevendo Tommasi e il presidente della Lega, Maurizio Beretta, aveva detto senza troppi giri di parole:
«Il 9 settembre il campionato comincia, trovate voi gli accordi necessari per giungere a questa conclusione».
Ha molto premuto (e lavorato con discrezione) il presidente del Coni, Gianni Petrucci. Il vertice di oggi a Palazzo Chigi (parteciperanno anche Beretta e Tommasi) era condizionato alla firma del contratto collettivo. Le condizioni per far aprire le porte di Palazzo Chigi si realizzeranno un paio di ore prima dell’incontro. In quella sede, si parlerà di tre temi particolarmente cari ai club: la riforma della Legge 91, il provvedimento impantanato in Parlamento che dovrebbe facilitare la costruzione degli stadi, una nuova normativa per la tutela dei marchi. La riforma della legge 91 se dovesse arrivare in tempi brevi, darebbe un senso logico alla scelta di un accordo colletivo con vigenza ridotta (di un anno): la riforma della figura giuridica del calciatore imporrebbe la definizione di un nuovo contratto. I tempi parlamentari sollecitano pessimismi anche fra i meno scettici e molti dirigenti di club sono pronti a scommettere sulla proroga di questo accordo-ponte fino al 2013, cioè sino alla scadenza naturale, anche perché la questione andrà a incrociarsi con la vendita del prossimo triennio (2012-2015) di diritti televisivi, cioè una bella grana.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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