Parla nella Redazione de “Il Corriere dello Sport” l’ex calciatore di Napoli e Juventus ed attuale ct dell’Under 21 Ciro Ferrara sul posticipo di domani sera che si disputerà al San Paolo.
Tranne… Napoli-Juventus, la partita del cuore e delle emozioni contrastanti ma difficilmente contenibili. Nella quale, ora che non gioca più, Ciro si perde beatamente ma con qualche palpito in più. Napoli-Juve: che partita sarà?
«Mi auguro entusiasmante. Ci sono tutti gli elementi per una sfida aperta, senza grossi tatticismi, in cui le due squadre si affrontino senza tentennamenti. D’altronde Mazzarri e Conte sono due allenatori molto preparati e che stanno facendo davvero bene».
C’è una chiave tecnico-tattica da analizzare alla vigilia?
«Ci proviamo, premettendo che una sfida così anche la giocata del singolo (e in campo di campioni ce ne sono parecchi) può deciderla. Diciamo anche che sono di fronte due squadre da corsa, nel senso che sono preparatissime sotto il profilo atletico e che anche nelle caratteristiche dei singoli la corsa veloce, con o senza palla, è una specialità da tenere d’occhio. Il Napoli attacca molto sulle fasce, tenendo alti i due esterni e spingendo soprattutto sul lato di Maggio. Da quella parte la Juve dovrà stare molto attenta, fermo restando ovviamente le invenzioni del trio d’attacco, assortito al meglio con Lavezzi, Hamsik e Cavani. La Juve ha un centrocampo coi fiocchi. Pirlo è stato sempre un campione ma sta vivendo una seconda giovinezza. E Marchisio e Vidal sono due giocatori di livello internazionale. Proprio gli inserimenti senza palla di Marchisio nel cuore dell’area avversaria possono rappresentare un pericolo cosante per la retroguardia del Napoli. E in avanti le giocate di Vucinic possono mettere in difficoltà chiunque. Nel Napoli mi sembra pesante l’assenza di Gargano, giocatore forse sottovalutato, che in coppia con Inler forma un tandem ben assortito in mezzo al campo».
Il Napoli arriva dalla sconfitta col Bayern, che De Laurentiis ha paragonato ad una vittoria per come la squadra se l’è giocata, soprattutto nel secondo tempo.
«Il fattore Champions può essere determinante, sia per quanto riguarda la partita di domani, sia per l’esito dell’intero campionato. In questo senso la Juventus ne è indubbiamente avvantaggiata e non solo perchè può risparmiare energie fisiche da gettare nella mischia ogni domenica. La Champions logora chi ne è ampiamente abituato, figuriamoci un Napoli che torna sulla maggiore scena internazionale dopo tanti anni e che ha pescato il girone di ferro. Capisco De Laurentiis che ne è affascinato e d’altronde non si può mica snobbare la massima competizione europea. Fatto sta che dopo una partita come quella dell’altra sera all’Allianz Arena ti arriva una Juventus che ha avuto tutto il tempo di preparare la sfida del San Paolo. Non c’è dubbio che si tratta di un vantaggio per i bianconeri».
E allora cosa dovrebbe fare Mazzarri per annullare questo handicap?
«Direi che Mazzarri non ha bisogno dei miei suggerimenti. Ha costruito un ottimo Napoli e sa lui come proporlo in veste anti-Juve. Sicuramente gli azzurri avranno dalla parte il giocatore in più rappresentato dal San Paolo gremito, che li spingerà in ogni modo al superamento dell’ostacolo. Tra l’altro mi sembra che la Juve, proprio al San Paolo non abbia una buona tradizione: spesso e volentieri ci lascia i tre punti. Ma stavolta fare pronostici è davvero difficilissimo. Il Napoli in campionato ha bisogno di punti per non perdere di vista le primissime posizioni. Nelle giornate precedenti ha pagato un po’ dazio al turnover, tra l’altro obbligato per via degli impegni. La Juve invece arriva gasatissima dalla vittoria esterna con l’Inter e dal primato in classifica».
Oltre la sfida, quale potrà essere il cammino di Napoli e Juve in questa stagione?
«I bianconeri possono tenere fino in fondo. Conte sta facendo un ottimo lavoro. C’è un gruppo unito, una grande preparazione e non ci sono distrazioni sulla strada che porta allo scudetto. Il Napoli deve crescere ancora. In Europa gli manca un po’ di esperienza per pensare che possa arrivare a giocarsi una finale, anche se noi napoletani siamo autorizzati a sognarlo. E in campionato c’è da lottare giornata dopo giornata, anche contro le piccole, per tenere il passo del primato».
Difficile pensare che questa sfida possa lasciarla indifferente.
«Anzi, si tratta della sola partita che subisco sotto il profilo emotivo. Mi affascina, ne percepisco l’attesa e le attese e alla fine non so per chi tifare anche se le radici… sono radici e sono là».
Posillipo, gli anni dell’adolescenza da vivere con una maglia azzurra appiccicata al petto sperando molto meno di quanto si è prodigiosamente realizzato.
«Napoli è la mia città alla quale, pur vivendo lontano (Ferrara vive a Torino, ndr) mi lega un rapporto viscerale, come credo accada per tutti i napoletani in giro per l’Italia e per il mondo. Napoli mi ha dato la possibilità di scalare una carriera incredibile, ricca di successi, soddisfazioni, ma anche di incontri, relazioni sociali, affettive. Col Napoli sono diventato uomo oltre che calciatore. A Torino con la Juve, nella seconda parte di questo cammino, ho raccolto quanto di meglio si possa immaginare in fatto di risultati, riuscendo infine a proseguire nella mia crescita personale anche come dirigente e come tecnico».
Tanto di Napoli, tanto di Juve. Ferrara non chiarisce per chi tiferà domenica sera.
«E’ il mio derby del cuore, della gioia di poter vedere le mie due squadre confrontarsi ai massimi livelli, ma anche dell’imbarazzo, dell’incertezza della vigilia, quasi sdoppiassi il mio passato in quelle due maglie a cui ho dato tanto e che tantissimo mi hanno dato. Cerco di restare neutrale, ma non è facile. Quindici anni di trionfi alla Juve non si dimenticano, ma le mie radici sono in zona San Paolo e il mio cuore ha sempre detto Napoli».
Tanta passione, tanto amore, tanto da starne lontano e vedersela in Tivù?
«La mia parte razionale direbbe certamente di sì, ma stavolta voglio seguire l’onda della passione e allora prendo due biglietti, se riesco a trovarli, scendo a Napoli e porto anche mio figlio Paolo che ha 18 anni e che il San Paolo in una sfida così non l’ha mai visto. Ci lasceremo coinvolgere dall’atmosfera magica che solo Napoli sa regalarti in occasioni del genere, quando un’intera città si unisce alla squadra e comincia a sognare con lei».
Brividi già vissuti da calciatore, in un Napoli da favola e da raccontare ai posteri.
«Ho avuto la fortuna di giocare in quel Napoli lì, quello di un gigante come Diego Maradona, ma anche di una squadra MA-GI-CA cioè con Maradona, Giordano e Careca ad esempio. E con tanti altri giocatori forti e di carattere, in una città che in quegli anni, a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, era un tutt’uno con la squadra. Ecco, forse non sarà più come allora, ma in questo periodo il Napoli rilanciato alla grande da De Laurentiis è riuscito di nuovo a creare quell’atmosfera magica, di passione, orgoglio, attesa per qualcosa di grande che si possa vincere. Ora o al più presto».
E la Juve? La sua Juve di mille vittorie?
«A Torino ho vissuto altre giornate esaltanti, vincendo ancora di più che a Napoli e confrontandomi con altri grandi campioni. Zidane e Del Piero tanto per fare un paio di nomi. Torino è la città in cui vivo e in cui tutti i tifosi bianconeri mi riconoscono come un loro rappresentante a tutti gli effetti. Nella Juve ho svolto addirittura tre ruoli: calciatore, dirigente, allenatore. E anche se gli ultimi due mesi vissuti sulla panchina bianconera sono stati veramente difficili… E anche se è arrivato un esonero che, non posso negarlo, mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca, i rapporti con la società sono rimasti eccellenti. E chiaramente seguo con grande simpatia e attenzione il lavoro di Antonio Conte, prima avversario e poi compagno di squadra quando eravamo calciatori, ma che ha tutta la mia stima e sta guidando bene la Juve alla riconquista delle posizioni perdute».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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