Chi si ferma è perduto: e, due minuti, calcisticamente uno sbadiglio o anche un impercettibile battito di ciglio, pumm, sinistro a girare, nell’angolo lontanissimo. Chi si ferma non è Cavani, quindici reti in campionato quest’anno, cinquantasei complessivamente nel Napoli, il bomber tutto d’un pezzo – che avanza a testa bassa- s’infila in un’amichevole e la stropiccia a modo suo, mandando in estasi l’Uruguay e persino i «nemici» romeni, già scottati un anno fa dalla rete del 3-3 a Bucarest, poi strapazzati al San Paolo con l’1-0 al novantatreesimo che valse a se stesso e ai compagni il passaggio ai sedicesimi di Europa League, infine tormentati ancor prima di accomodarsi nelle seggiole per la sfida dell’altro giorno. E segna sempre lui, con le modalità meno prevedibili: al Chelsea la fece di spalla, sbucando dal nulla oltre la liena dei difensori; a Bucarest con una rasoiata dal limite area che pareva mossa da un radar, cercando l’attacco frontale: e l’uomo del giorno, mentre intorno c’è il clamore e sotto al proprio naso spuntano i microfoni di Gsp.ro, ha solo pensieri tenerissimi per Napoli. «Voglio vincere con questa maglia per questi tifosi impareggiabili».
IO E DIEGO – 56 volte Cavani, con quella tendenza impressionante di offrire imprese, di inseguire recordo, di entrare tra i primi dieci cannonieri di sempre e poi di viaggiare a una velocità che neanche Sua Maestà il calcio: «Maradona è il migliore di tutti e di sempre, è unico. Quando sono stato acquistato dal Napoli non ho mai pensato di essere come lui, perché ciò è impossibile, né di spingere la gente a fare paragoni. Mi spiace soltanto non essere ancora riuscito ad incontrarlo, ma questo momento arriverà».
IO E NAPOLI – La Coppa America, un’estate fa, fu un timbro, quasi un’investitura, praticamente una sfida (vinta), il volano per osservare l’universo calcistico dall’alto, per atterrare su Napoli e trascinarla con sé, per stimolare la critica ad avanzare duelli all’ultimo gol: «Io non voglio essere Messi, né inseguo il desiderio di far soldi. La cosa più importante resta ciò che realizzo, perché mi piace lasciare un ricordo. E’ difficile vivere a Napoli nel costante confronto con Diego, ma è anche stimolante: riesco a vivere la mia privacy con tranquillità, abbiamo tifosi formidabili, molto caldi, che condividono con noi ogni momento».
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