L’azzurro e il (la) Celeste, la Nazionale e il Napoli, ma anche la Lazio e il City, per continuare ad oscillare fra le due tonalità di colore tenendo alto il livello delle contese. E’ l’idolo di una trentina di tifosi, molti dei quali uruguaiani trapiantati in Italia, che seguono l’allenamento della squadra di Tabarez praticamente dal campo (che differenza con altre realtà…). Edinson Cavani è l’idolo del San Paolo, una città che batte all’unisono con i suoi gol. Adesso l’Italia, all’Olimpico, poi una collana con quattro perle che possono essere decisive: Lazio, Man City, Atalanta e il recupero con la Juve. Tutto in dieci giorni. «Ma la stanchezza si recupera» dice El Matador, tranquillizzando De Laurentiis e Mazzarri, sempre in ansia quando il loro gioiello si sovraccarica di fatica. «Saranno quattro giorni fondamentali, dopo la sosta, Lazio e City, ci giochiamo molto. Ma io sono abituato a ragionare passo dopo passo, partita dopo partita. Pensiamo all’amichevole con l’Italia, poi vedremo» .
INVIDIA PIRLO – E allora riavvolgiamo, partiamo da domani. L’Italia, l’Olimpico, una partita che è uno spettacolo, anche se in amichevole. Prandelli dice che l’Uruguay è fra le più forti del Mondo. E lei, che è l’Uruguay fatta gol, che dice? «Dico che lavoriamo insieme da tanto tempo, che ce la stiamo mettendo tutta. Dico che siamo diverse come nazionali, noi e l’Italia, anche se l’agonismo è simile. Dico, soprattutto, che il merito, se il mondo ci conosce, è di Tabarez, ha messo delle regole, noi le rispettiamo» . Evviva, però chi è più forte, Uruguay e Italia? «Gli azzurri sono campioni, ci sono campioni, e io li conosco. Però la differenza la fa Pirlo, è lui l’uomo squadra, lo è da tempo» . Incrocerà, domani sera, Maggio dalle sue parti. Sorride: «Ha fatto ottimi campionati, sarà difficile passare di lì» .
COME BALOTELLI – Prandelli dice, definendo Balotelli, che è il prototipo dell’attaccante moderno. Simili, lei e SuperMario? «Simili sì, perché simile è quello che facciamo, in nazionale e nelle nostre squadre di club. D’altro canto, Italia e Inghilterra sono simili, nel modo di intendere calcio. E io faccio con la Celeste quello che Mazzarri mi chiede di fare nel Napoli. Tornare, difendere e, naturalmente, cercare di fare gol. E allora, sì, siamo, io e Balotelli, attaccanti moderni» .
SPAVENTO, NON ESTERNO – Già, quello che chiede Mazzarri. Risentito, da buon toscano, per le critiche post Monaco sulla sua posizione, esterno, troppo magari. «Ne avevamo parlato, prima della partita, quella soluzione ci sembrava la migliore. Però, ve lo dico, la verità è che con meno spavento, ma non so se posso chiamarlo spavento, e più sicurezza, magari la partita sarebbe andata in maniera diversa. Perché quanto abbiamo capito che ce la potevamo giocare, li abbiamo messi sotto» . Tutto in dieci giorni, quattro partite, senza scelta: «Perché siamo una grande squadra, ho fiducia. Possiamo giocarcela in campionato e in Champions League passare il turno si può» .
IL MAESTRO, BENTORNATO – Torniamo all’inizio, l’elogio di Tabarez, il Maestro. «Si, merito suo. E credo sia molto contento d’essere tornato qui, in Italia, da vincente» conferma Cavani. L’ultima volta di Oscar Washington da queste parti era il 1999, ancora Cagliari, mandato via dopo tre sconfitte e un pareggio. Tabarez non ha rimpianti del suo trascorso made in Italy. «Perché la vita è un saliscendi, per me come per tutti. La vita non è piatta» . Torna dopo aver portato l’Uruguay alla vittoria in Coppa America, dopo sedici anni dall’ultima volta. Torna e, come sta facendo l’Italia per l’Europeo 2012, domina le qualificazioni per il Mondiali del 2014: «E’ la prima volta che torno in Italia dal ‘99, dalla mia seconda esperienza a Cagliari. Lo faccio nel momento più bello della mia carriera, da campione della Coppa America. Una rivincita con il vostro paese? La vita non è piatta, un saliscendi. Per me, come per tutti» .
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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