Il bis fu rapido, non immediato: tre anni per cucirsi di nuovo il tricolore al petto, lasciando che il Napoli di Bigon si lasciasse trascinare dall’estro del solito Maradona e dal talento d’un famelico Careca che adesso, dal Brasile, invita ad andare avanti, però con giudizio.
«Credo che le forze del campionato siano ben delineate: io al Milan e al Napoli affianco l’Inter, che ha perso Eto’o ma che ha ingaggiato un Forlan bravissimo e di notevole esperienza. La Roma sta ricostruendo, la Juventus non mi convince del tutto e alla fine il discorso si racchiuderà a quel terzetto. Il Napoli mi piace, perché sull’organico dell’anno scorso ha inserito i calciatori giusti. Non faccio paragoni con il tridente del ‘90 perché sono parte in causa e perché in quel Napoli c’era Maradona, inarrivabile. Però è anche giusto dire che stavolta sarà dura per Pato e Ibra, perché Lavezzi, Hamsik e Cavani hanno un anno in più di conoscenza e, soprattutto, sono maggiormente abituati alle tensioni dell’alta classifica».
ANALOGIE – Corsi e i ricorsi, ventiquattro anni dopo, si fanno strada nel dedalo degli appunti e Ottavio Bianchi, a sorpresa, ha un post it da inviare a Mazzarri, suo erede su una panca rovente come poche, però gratificante assai. « Mi sono semplicemente ricordato che io arrivai allo scudetto dopo aver chiuso la precedente stagione al terzo posto in classifica. E lui, a maggio, ha finito alle spalle di Milan e Inter». Capito, vero?
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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