Un’altra inchiesta. Un’altra Procura. Un altro gruppo di scommettitori. E il calcio sempre in mezzo. Ma stavolta gli scommettitori non truccavano le partite – specialità di Paoloni & C. come svelato a Cremona sfruttavano invece le zone oscure del sistema per “vincere facile”. Peccato che tutto l’ingegnoso sistema, ideato da un dirigente dell’agenzia Intralot, fosse illecito e coinvolgesse esponenti del clan camorristico D’Alessandro. Ma in questa storia a inquietare non è solo la longa manus della camorra, che pure faceva soldi facili e «puliti». Perché il sistema usato dal gruppo e scoperto dagli inquirenti napoletani sarebbe non solo noto alla Intralot, ma addirittura “cavalcato” per guadagnare fette di mercato e « fidelizzare » gli scommettitori, come svela uno degli arrestati in una conversazione intercettata. Aspetto che ha provocato l’immediata reazione della Intralot – sul quale ancora si indaga.
FERMATI –La Procura della Repubblica di Napoli ha emesso 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere oltre ad aver disposto il sequestro di due agenzie di scommesse del circuito Intralot, a Pimonte e Gragnano, nel napoletano. Oltre agli arresti, i pm titolari,Filippelli e Siragusa, hanno disposto il fermo di altre cinque persone, tra i quali Vincenzo D’Alessandro, già detenuto per l’attività criminale dell’omonimo clan. Tra gli eventi nel mirino spiccano sei incontri di calcio (Intertoto e preliminari di Champions, per ora) dell’estate 2008, tra cui la vittoria del Napoli con il Panionios del 26 luglio; ma il gruppo, che aveva un “debole” per il tennis, scommetteva anche su baseball e ciclismo. In realtà, ha fatto sapere il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, si indaga su oltre 150 partite di calcio dalla Serie A in giù e la Procura ha avviato una rogatoria internazionale conSpagna e Sudamerica.
L’INGEGNOSO COLPO –Il sistema della banda
non è sconosciuto agli esperti del settore, e si basa sullesurebet,le scommesse sicure. L’associazione farebbe capo a D’Alessandro (finanziatore delle puntate grazie ai soldi della camorra, cui il sistema garantiva il riciclaggio di denaro) e a Maurizio Lopez, direttore dell’Ufficio Gestione Quote e Rischio della Intralot. Lopez operava da Roma e stabiliva le quote sugli eventi sportivi. Il gruppo tramite prestanome giocava sul sito betfair.com, illegale in Italia perché non affiliato all’agenzia dei Monopoli di Stato per la regolamentazione delle scommesse, puntando su alcuni eventi sportivi notevoli somme di denaro garantite da investitori più o meno vicini alla camorra. In base alle quote del sito inglese, Lopez variava le quote della Intralot sugli stessi eventi, ma in modo da garantire al proprio gruppo un incasso sicuro. Esempio: il gruppo Lopez scommetteva 100mila euro su una partita la cui vittoria della squadra di casa era quotata a 2,50. Poi lo stesso Lopez variava la quota Intralot, per lo stesso evento, molto vicina a 2,50 ma relativa alla vittoria della squadra in trasferta. Le due quote dovevano essere molto simili, in modo che il gruppo avrebbe puntato sia su una squadra che sull’altra, incassando comunque enormi somme. Puntando su betfair e Intralot, riuscivano a ricavare anche il 30% delle somme investite per singolo evento, qualunque fosse il risultato.
IL CONTROLLO DELLE AGENZIE –Lopez favoriva anche l’apertura di agenzie Intralot in Campania e Romagna, inserendo a capo degli uffici uomini fidati. «Hai capito perché sto pressando per avere l’help desk sotto a me?» dice Lopez ad Antonio De Simone, altro referente del gruppo; «possiamo metterci qualche persona nostra […] e gestisco io chi deve avere il fido…». Il gruppo aveva in mano le agenzie per scommettere tramite prestanome, aveva i soldi dei camorristi per puntare somme elevatissime, aveva facoltà di variare le quote. Un sistema (quasi) perfetto.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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