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CdS – Callejon, il passepartout per ogni porta

E' il capocannoniere e il Napoli non prescinde da lui. Gli manca ancora un goal in Europa. Con il Cagliari è pronto a giocare anche a sinistra

Il re di Spagna: Napoli ai piedi di Josè Maria Callejon. Arriva il Cagliari e mancheranno Insigne e Mertens? Beh, tranquilli: qualcosa inventerà. Multiuso, multiforme, comunque imprescindibile: più che la chiave tattica, lui è il passepartout. E poi è il Pichichi, il capocannoniere (insieme con Tevez), l’uomo che finora ha segnato più gol di tutti in campionato. Anche più del gemello Higuain. E per concludere, di questi tempi ha toccato con un dito il settimo e l’ottavo cielo: la tanto agognata convocazione in Nazionale, conquistata con la maglia azzurra, gli ha dato una tale carica da spingerlo finanche a confermarsi. “Resto per vincere”. Parole al miele, con il mercato lontano. Meglio così, si vedrà: in attesa, c’è da continuare la grande marcia su Roma e Juve. E lui, tra i reduci di Rafa, è l’irriducibile: lo scudiero diventato re. LA PROFEZIA. E allora, la parabola di Callegol. Il cannoniere capo che ha trasformato la profezia di Rafa in un mestiere: 20 reti nella stagione precedente e 8 in quella che domani al San Paolo vivrà un’altra tappa fondamentale. E pensare che, dopo quella dichiarazione estiva di Benitez, “Callejon può segnare 20 gol”, lui se la prese un bel po’: pensava che il suo allenatore si fosse sbilanciato un po’ troppo e che avrebbe rischiato qualche brutta figura. Viene da sorridere, oggi; e a lui, di certo, viene da ridere di brutto guardando la classifica marcatori. Un piccolo neo? Quest’anno non ha ancora segnato in Europa, nelle coppe, ma dall’inizio ha giocato soltanto in Champions e poi con lo Sparta Praga. C’è sempre un motivo. 

GIOIA ROJA. Motivato, invece, è l’aggettivo più giusto del momento: in estate è diventato papà di India e una settimana fa ha finalmente debuttato in Nazionale. Con tanto di dediche speciali e sentite: all’immancabile famiglia e poi a Rafa. «E’ grazie a lui se sono arrivato al top: mi ha fatto crescere tatticamente, e mi ha regalato la fiducia e la possibilità di giocare divertendomi». Il massimo. Neanche il tempo di brindare, comunque, che subito in collezione ha messo insieme due presenze: una ventina di minuti nell’euro-gara di qualificazione con la Bielorussia e poi altrettanti nell’amichevole deluxe con la Germania. Il tutto, partendo dalla panchina. 
SOLUZIONE SINISTRA. In campionato, invece, è la fissa: 11 presenze in altrettante giornate; 10 da titolare. Dei gol s’è detto tutto e anche di più – gol fondamentali per la rinascita, soprattutto nel periodo di astinenza del Pipita – però forse a volte si dimentica il lato meno appariscente del suo incredibile lavoro: moto perpetuo sulla fascia destra, presenza costante dalla difesa all’attacco e capacità di cambiare posizione e ruolo in ogni istante. Come fa? Semplice (si fa per dire): Callejon ha doti tecniche importanti, atletiche super e soprattutto un’intelligenza calcistica molto spiccata. Sulla destra è devastante, letteralmente, ma Rafa sa di poter contare su di lui in ogni zona del campo: nella stagione precedente, con la Fiorentina, interpretò nella stessa partita quattro ruoli diversi, e sempre da attore protagonista. Tra questi, l’ala sinistra: ecco perché, con Insigne e Mertens fuori causa, il tecnico può pensare anche a un tris di trequarti con lo spagnolo dirottato a sinistra e De Guzman a destra. Una soluzione in più. 

LA RINCORSA. A dire il vero, le prove del Napoli anti Cagliari andate in scena ieri non hanno raccontato questa opzione, nel senso che Rafa lo ha lasciato nel suo habitat naturale, però la storia può cambiare in corso d’opera: Benitez sa di non doverlo testare più di tanto, e tra l’altro all’Espanyol era la normalità. Multiforme e multiuso. Con un chiodo fisso: «Puntiamo al top e ci siamo quasi: vogliamo vincere ma ragioniamo giorno dopo giorno». Ci crede, Callejon, e con lui comincia a farlo anche la città: domani al San Paolo continua la rincorsa allo scudetto. Pardon, al top: passo dopo passo. Però sin pausa, per carità.

Fonte: Il Corriere dello Sport

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