Quello che non t’aspetti, però speri ardentemente. Aronica, Zuniga e Pandev. Sono loro, forse, le tre speranze azzurre che più d’altre il tempo ha trasformato in affidabilissime realtà. Perché se è vero che da Cavani un’altra stagione da gran bomber te l’aspetti e come e che sugli scatti e le serpentine del Pocho ci conti ad occhi chiusi, beh, è un po’ più complicato rischiare tutto sull’alto rendimento del sinistro siciliano, sulla eccellente duttilità tattica dell’esterno colombiano e anche sul rapido recupero – fisico, s’intende – dell’attaccante nato in Macedonia. E invece chi ha puntato su di loro ha vinto.
– Per fortuna sua e del Napoli, l’estate scorsa il tenace difensore s’oppose al trasferimento. Poteva (doveva?) andare al Bologna nell’affare Britos, ma lui disse no. E il destino gli dette subito ragione. Con Britos fermo da quattro mesi, infatti, è toccato a lui, quasi sempre a lui, farsi carico della marcatura di sinistra. Ma Sasà Aronica non s’è accontentato di averla vinta sul giovanotto biondo Fideleff appena arrivato dall’Argentina. No, Aronica ha voluto vincere alla grande la sfida con se stesso e con chi l’aveva messo nella lista degli addii.
Per continuità, per fisicità e per rendimento, infatti, il difensore azzurro ha guadagnato medaglie in quantità in questo primo mezzo campionato e anche in Champions League. Certo, qualche fesseria con quel destro traditore l’ha fatta pure lui, ma il suo bilancio si chiude col segno positivo. Mentre di Britos il Napoli ancora non ha visto traccia.
– Ne ha fatta di strada pure il colombiano, il quale da riserva di Maggio e nulla più (per l’altro lato il Napoli aveva pensato a Criscito in estate) e da piede destro e basta, spesso si fa addirittura preferire a Dossena sul lato mancino. Con Mazzarri e con il Napoli – oltre che con la sua applicazione, si capisce – Zuniga ha avuto una crescita costante. Oggi per la squadra è un giocatore assai più completo ed importante di quello arrivato a Napoli tre stagioni fa.
– Che fosse fine attaccante e calciatore capace di giocare per se stesso e per la squadra si sapeva già. Ma che in tre mesi riuscisse a buttar via dalla finestra quella bilancia che era diventata la sua peggior nemica, beh, questa è una scommessa vinta da lui, dai medici e dei preparatori. Voglia e sacrificio e Mazzarri gli ha aperto le porte della formazione titolare. Poi sono venuti anche tre gol e la felicità è schizzata in alto anche per lui.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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