“Naturalmente non c’è niente di male se alla quarta giornata di campionato in testa alla classifica figura un terzetto assolutamente imprevisto (Genoa, Juventus e Udinese), grazie al quale si può parlare di una lieta sorpresa che dà sapore alla stagione e speranza di una prospettiva di rinnovamento. E’ tuttavia, altrettanto certo che questa partenza del nostro massimo torneo continua ad essere paradossale, come si era intuito dopo solo due turni, perchè registra battute d’arresto del tutto illogiche per formazionidi rango come le due gemelle milanesi, la Lazio, perfino il Napoli, che si è suicidato contro il Chievo dopo aver dominato il campo per tre settimane.
Altrettanto innegabile è che, a parte lo sciopero assolutamente irrazionale della prima giornata ( che andrà faticosamente recuperato in un frastuono di incontri nazionali ed internazionali), anche l’organizzazione del resto del programma è apparsa frettolosa e affastellata come la scelta di una fredda serata di primo inverno per il recupero dello sciopero. L’inizio delle gare alle 20,45 finisce per far concludere trasmissioni e commenti in ore abitualmente ideali per innamorati e disoccupati, con i bambini e ragazzi tagliati fuori dallo spettacolo calcistico in maniera sistematico come in una punizione per cattiva condotta. Il tutto, ovviamente, per assicurarsi la compartecipazione sempre più lauta ai cosiddetti diritti televisivi.
Tutto questo non turba minimamente i dirigenti di club e tanto meno quelli della Lega di serie A, che pareva dovessero sostituire con personaggi più ricchi di esperienza nel ramo. La sola speranza di innovazioni è stata assicurata dalla famiglia Agnelli grazie all’iniezione di giovani virgulti che hanno puntato non solo su un rinnovamento della squadra ma addirittura sul nuovo stadio: un’iniziativa che il primo posto attuale, sia pure in condominio, si direbbe premiare più che giustamente.
Quanto agli altri club, soltanto il presidente del Napoli si fa apprezzare per proposte di riforma, sia pure in una chiave poco tradizionalista. La più recente sortita di De Laurentiis è, in verità, meno radicale di quella lanciata qualche tempo fa, nel senso che si limita a prospettare l’opportunità di una graduale riduzione nel numero delle società di serie A, prima da 20 a 18, poi da 18 a 16. Due tagli che sicuramente funzionerebbero ma ai quali, purtroppo, l’inventore del ” cine- panettone” fa seguire una aggiunta a parer nostro pericolosissima, e cioè l’abolizione della retrocessione.
Il presidente del Napoli è convinto che, liquidato il meccanismo retrocessione-promozione, la serie B potrebbe dedicarsi ad utilizzare le “cantere” delle migliori società italiane e delle realtà provinciali; ma dimentica che il gioco del calcio è indissolubilmente legato alle passioni delle folle e ai ricordi del passato (e l’entusiasmo dei tifosi del Novara la dice lunga).
Comunque, almeno lui che ha l’enorme merito di aver portato il club vesuviano dalla C alla testa della serie A, qualche idea nuova ce l’ha, mentre i dirigenti del CONI, della Federazione e soprattutto della Lega milanese si accontentano di assicurare l’ordinaria amministrazione, proprio in un periodo come quello attuale in tutti avvertiamo l’urto di una crisi finanziaria così difficile. Ci vogliono idee nuove, ci vogliono soluzioni legate alla storia e alla geografia del nostro Paese, conciliando le esigenze organizzative con il sentimento degli appassionati. E bisogna far presto”.
La Redazione
P.S.
Fonte: Coriere dello Sport
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