«Il Napoli? Un bell’insegnamento» . Antonio Conte elogia il progetto azzurro, stima Mazzarri che lo sviluppa, riconosce qualità che legittimano la candidatura allo scudetto. Stasera immagina un test duro, «il più probante da inizio stagione» , però non ha paura perché si fida della Juve: la strada è giusta, benché il cammino sia all’inizio. La chiacchierata valica la trasferta: abbraccia sovrapposizioni tra epoche bianconere e paragoni personali con grandi allenatori, si sofferma sulla posizione e sul futuro di Del Piero. Il tecnico bolla come fantasie i sussurri di mercato e non ribatte a chi invoca il capitano sempre in campo, spiegando di volere bene come nessuno alla Juventus e che questo è il presupposto d’ogni scelta. Poi, però, una domanda su Elia – 9 milioni d’investimento e 45′ in campo – diventa spunto per un chiarimento più ampio: «Capisco il tifoso, capisco le esternazioni estemporanee, però mi pagano per decidere e finché ci sono io, comando io» .
Antonio Conte, ha visto Bayern-Napoli?
«Sì, e confermo i miei giudizi: se una squadra perde 3-0 e sa rimettersi in gioco, vuol dire che possiede valori importanti. Non a caso l’ho indicata tra le favorite per lo scudetto: cinque anni fa era in B, come la Juve, ma ha elaborato un bel progetto. Nell’ultimo campionato ha lottato per il titolo e in estate s’è rinforzata, sta facendosi onore nel girone più duro di Champions. Non credo alla stanchezza e m’aspetto una partita tosta: per noi sarà un test impegnativo, il più probante da inizio stagione»
La squadra di Mazzarri ha disputato partite splendide contro avversarie che amano “far gioco” e tenere palla: preoccupato?
«Abbiamo grande rispetto del Napoli, dei suoi giocatori e della sua organizzazione, però non dobbiamo temere nessuno: andremo a giocarci la partita, conoscendo i loro punti forti e dove potremmo fargli male».
Il Napoli è in larga parte identico a quello dell’ultima sfida, mentre la Juve ha cambiato pelle…
«Hanno due anni e mezzo di lavoro in più con lo stesso allenatore:di volta in volta, Mazzarri e la società sono intervenuti, mantenendo uno zoccolo duro e perfezionandolo, mentre il nostro cammino è cominciato da quattro mesi. Non amo i complimenti, ma il Napoli li merita: è un bell’insegnamento».
L’hanno accostata a Trapattoni, Lippi e Mourinho…
«I paragoni si fanno sempre: quando arrivai alla Juve da calciatore, parlavano di Furino o di Tardelli. Essere assimilato a certi mostri sacri mi riempie d’orgoglio, ma so che la strada è lunga».
Dicono che a Mazzarri somigli in particolare…
«Non per piaggeria, ma gli ho sempre fatto grandi elogi: nelle sue squadre ho visto un’idea di gioco, un’impronta nitida, e in poco tempo ha portato il Napoli, dove lavorare non è facile, da campionati anonimi a giocarsi lo scudetto».
Schiererà quattro “grandi” diffidati: Chiellini, Marchisio, Pepe e Pirlo: condizionamenti?
«Nessuno: lavoriamo solo per trovare soluzioni in caso di squalifica».
Lei ripete che chi sta fuori deve sempre dimostrarle grande voglia…
«Chiariamo: mi aspetto impegno e applicazione da tutti, anzi soprattutto da chi ha giocato la domenica. Detto questo, sono molto sereno perché ho dei ragazzi straordinari: penso che gli stimoli di chi non è protagonista, e tiene sulle spine i titolari, sia uno dei segreti di un avvio superiore alle aspettative».
Del Piero ha annunciato che continuerà a giocare: lo immagina con un’altra maglia?
«Al momento sono fantasie. Io guardo al presente: veste di bianconero e ne sono ben contento»
C’è chi lo reclama in campo dall’inizio…
«Nessuno più di me vuole il bene della Juve e questo è il presupposto delle mie scelte».
Elia è un nazionale sul quale avete investito molto, eppure in nove giornate ha racimolato appena 45’…
«Ha giocato in Olanda e Germania, dove c’è poco tatticismo e molti spazi da attaccare: è un giovane su cui stiamo lavorando. Ho ventiquattro giocatori e devo fare l’interesse della Juve: sono pagato per fare l’allenatore. Capisco il tifoso, capisco le esternazioni estemporanee, ma sia chiaro che le decisioni spettano a me: finché ci sono io, comando io».
Davvero questa Juve somiglia sempre più a quella in cui giocava?
«Paragone impossibile: quella squadra raggiunse cinque finali europee di fila, dominava come oggi il Barcellona. Questa è un cantiere, un progetto all’inizio: stiamo cercando di costruire pietra su pietra perché nel tempo torni qualcosa di straordinario».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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