Il Napoli Primavera ieri ha battuto la Juventus a Vinovo per 1-2, grazie alla doppietta di Giuseppe Ambrosino. Una storia, quella del numero 10 della Primavera, che fa riflettere per duro lavoro, impegno e passione per costruirsi il proprio futuro. Così il Corriere del Mezzogiorno racconta la sua storia. Il Torino provò a ingaggiare un giovanissimo Ambrosino, ma la famiglia non poté trasferirsi. E allora…
“Sia il club granata che Crisano contattano il Napoli. Caffarelli lo osserva al provino, il Napoli lo prende e inizia l’avventura del traghetto dei sogni alle 13.30 dopo la scuola, sul traghetto si fa di tutto: si mangia, si studia e quando arriva l’inverno si combattono anche i disagi del mare e qualche volta lo stomaco non ha retto. Il ritorno con l’ultima corsa, quella delle 22, a casa s’arriva alle 23. Peppe non molla mai, neanche quando non giocava a 14-15 anni. Ambrosino era indietro fisicamente, non cresceva, mister Sorano gli preferiva il coetaneo De Simone e Pesce, in campo sotto età. Il venerdì c’erano le convocazioni, spesso senza il suo nome, andava via con la testa bassa e il sorriso tornava di nuovo il lunedì quando poteva toccare di nuovo il pallone. Il Napoli ha rischiato due volte di perdere Ambrosino prima che all’età di 14 anni firmasse il vincolo pluriennale. Peppe resta con entusiasmo ma c’è una condizione: basta alle avventure quotidiane con traghetti e aliscafi. Il Napoli però ha risorse e posti limitati per il convitto, è complicato garantirglielo ad un ragazzo che non gioca mai. La famiglia si unisce per Peppe, fa sacrifici per reggere gli 80.000 euro spesi nel corso di tanti anni tra le trasferte di Procida e il convitto. La svolta arriva nella scorsa stagione, quando Ambrosino, nonostante qualche infortunio e gli stop imposti dalla pandemia, segna sette reti, realizza quattro assist ed è decisivo per il ritorno degli azzurrini nel campionato Primavera 1. Grazie anche al lavoro prima del procuratore Diego D’Orta e poi di Gabriele Giuffrida, che ora lo gestisce, il Napoli lo sostiene per il convitto e lo assiste credendo fortemente nel suo talento”.
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