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CdM – Camorra, parla l’avvocato di Taglialatela: “Siamo certi di riuscire a dimostrare la sua estraneità ai fatti”

L'avvocato Capasso: "Il mio cliente vive questo inferno da 4 anni"

“Associazione di stampo mafioso con il ruolo di partecipe: è l’accusa che il pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Maria Cristina Ribera ha contestato all’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela nell’udienza di un processo nel quale l’ex calciatore era già accusato di intestazione fittizia di alcuni autoveicoli. La modifica e aggravamento dell’accusa – ha rivelato il quotidiano Metropolis Napoli – deriva da informative del Gico della Guardia di Finanza secondo le quali Taglialatela (portiere del Napoli per cinque stagioni a partire dal 1993) sarebbe stato una «testa di legno» di un presunto affiliato di clan di camorra, Mauro Moraca, che aveva in uso alcuni veicoli intestati all’ex calciatore. Secondo l’avvocato Giuseppe Pellegrino, difensore di Moraca, i veicoli erano intestati a Taglialatela solo per beneficiare del fatto che lui è residente nell’isola di Ischia. Il processo, in corso davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, proseguirà il prossimo primo luglio «e spero – conclude l’avvocato Pellegrino – come difensore e come tifoso del Napoli, che la sentenza sancisca la totale estraneità di Taglialatela a ogni accusa». Un auspicio che viene anche dal legale dell’ex portiere del Napoli, Luca Capasso. «Il mio cliente – racconta – vive questo incubo da quattro anni ma, confidando in maniera totale nella magistratura, è certo che riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati». Poi l’avvocato entra nel merito delle accuse. «A Taglialatela – spiega Capasso – viene contestato di risultare proprietario di alcuni veicoli che, in realtà, sarebbero riconducibili all’affiliato. Ma non esiste nessun passaggio di proprietà intestato a lui e, se dovesse spuntare, siamo prontissimi a chiedere il disconoscimento della firma». «Pino – continua il legale – ha costruito gran parte della sua carriera di calciatore lontano da Napoli, è un uomo stimato da tutto l’ambiente calcistico e non ha mai avuto a che fare con gli ambienti della malavita organizzata. Per colpa di una parentela scomoda si è trovato coinvolto in una vicenda assurda, tirato in ballo da un pentito. Ma la magistratura, nella quale crede ciecamente, chiarirà ogni cosa». Venerdì, al processo, c’è stata anche la deposizione di Luigi Pavarese, ex direttore sportivo di Napoli ed Avellino. «Anche Pavarese – conclude l’avvocato Capasso – ha smontato le accuse del pentito, spiegando di aver ingaggiato Taglialatela nell’Avellino per la sua esperienza e non certo perché aveva subito pressioni dalla camorra». Quella con l’Avellino fu l’ultima stagione in campo. Gli anni d’oro, cinque, dal 1993, Taglialatela li ha trascorsi tra i pali del Napoli da titolare dove venne soprannominato Batman e aveva la fama di para rigori (11 su 27). Ha vinto lo scudetto e la Coppa Italia con il Napoli nell’86-87 come secondo di Giovanni Galli”.

Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno

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