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Cavani vuole segnare per dedicare il gol al piccolo Lucas

Oggi il Matador vuole ritrovare la rte, Puggioni e il Chievo sono avvisati

L’estasi e però anche il tormento: dietro un bomber si nasconde un uomo, e ora che Lucas l’ha «fregato» giocando d’anticipo, una settimana circa sui tempi annunciati, restare nel limbo di migliaia di chilometri di distanza, senza poterne cogliere l’espressione, costa fatica. Il tormento e comunque pure l’estasi: perché sotto la maglia d’un padre c’è anche un goleador e tra una settimana circa sarà possibile volare, abbracciare il secondogenito e. chissà, magari sussurrargli che Verona è stata tutta per lui. Un gol per Edinson, e però anche per Lucas, per Bautista e per Maria Soledad, per la famiglia ch’è distante e per i sentimenti compressi in quella enormità che (per ora) separa. 

L’ESTASI – Lucas, forever: il pensiero fisso che spinge a contare (umanamente) i giorni che separano dal viaggio a Montevideo per riaggregarsi agli eredi e a sua moglie, prima di andare a giocare con l’Uruguay contro il Paraguay il 22 marzo. C’è la sosta – che sia santa e benedetta – e domenica prossima, archiviata l’Atalanta, c’è un aereo che da Roma conduce a casa, dove il re del gol mollerà la corona per riappropriarsi del ruolo che maggiormente gli piace: fare il papà. Ma prima c’è pure il Chievo e un rendimento da ritrovare, c’è un Cavani che bussa alla porta di Puggioni con le sue novantatré reti, le diciotto di ques’anno in campionato, le ventisette complessive, la voglia matta di risistemarsi a distanza di sicurezza da El Shaarawy e da Di Natale, di restare nella scia della Juventus, di riallungare sul Milan, di rimanere ben dentro i propri sogni, sussurrati a più riprese ai microfoni e ai taccuini: «Sono qui per lasciare un segno nella storia. Sono felice di essere a Napoli e lo sono anche i miei». 
IL TORMENTO – 27 gennaio 2012: quando el Matador s’è fermato, nel bel mezzo di una giostra entusiasmante, infarcita da centouno reti in Italia – tra il Palermo e il Napoli – utili per diventare una star, inseguita da Manchester City e da Bayern Monaco, da Chelsea e dai russi, da un codazzo di corteggiatori tenuti (per il momento) lontani da una clausola rescissoria da sessantatré milioni di euro. Però, Parma è la fermata a sorpresa, l’incantesimo che per un momento s’è rotto proprio nel momento in cui, sull’assist di Insigne, al matador è venuto naturale allargarsi, superare l’estremo difensore emiliano e correre a braccia larghe verso la curva dei fans venuti dall’Italia intera: stop. A Verona, quarantadue giorni dopo, c’è un’atmosfera particolarissima, c’è l’emozione di sapere che Lucas attende una prodezza e che bisogna inventarsi qualcosa per lui. 
LA FANTASIA – Il Chievo, in realtà, è un incubo ricorrente, materializzatosi a più riprese nell’ultimo triennio, scivoloni al san Paolo e al Bentegodi, sconfitte nette che hanno aperto piccoli crisi e dibattiti furiosi: ma stavolta, in una domenica assai speciale, con l’onere che va riconosciuto ad un leader, le vocine che inseguono el matador partendo dall’anima spingono ben oltre l’aspetto ludico. Il Cavani che da sette partite va in bianco – cinque in campionato, due di Europa League – è un inedito assoluto, la fotografia più unica che rara di un disagio mai così evidente: e però, con la Juventus l’ha frenato Buffon, con l’Udinese è arrivato a cinque centimetri dal gol, con la Sampdoria s’è avvicinato e poi s’è buttato via, in quella ricerca normalissima dell’eccezionalità, la dimensione nella quale si ritrova meglio e si diverte di più. E Chievo-Verona, a quarantottore ore dalla nascita di Lucas, sa di evento straordinario da festeggiare come degnamente spera il principe del gol. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

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