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Cavani vuole regalare ai tifosi una “notte magica”

Dopo la rete di Catania il Matador è carico al massimo

He’s back: e in quel ritorno di fiamma, colpo con destrezza, c’è la sintesi d’un goleador ritrovato nella sua intierezza. L’uomo solo al comando della classifica dei cannonieri contemporanei del Napoli europeo è un fenomeno paranormale che viaggia su medie impressionanti e quel piedino al Cibali in anticipo – come ai bei tempi – basta e avanza per scacciare via i fantasmi emersi nel buio d’un mesetto inaspettatamente normale: Cavani è riemerso, dalla brume d’un periodo fisiologicamente cupo, e il bomber che ora va a sfidare i panzer in casa loro, è un giovanotto sorridente ma non troppo, perché Catania è una ferita che brucia, ma che va suturata.

DOPPIO E TRIPLO – Un anno, un Cavani da favola, con perle regalate al san Paolo e all’estero e un campionario di prodezze che impressiona: l’Europa è una vetrina spalancata sull’Universo calcistico ed il matador cortese che a Napoli ha scoperto le sue capacità di finalizzatore è un attaccante moderno e però anche cinico, un contropiedista innato ma anche un cesellatore impareggiabile che in nove reti, comprese tra una doppietta ed una tripletta, decora con straordinaria abilità.

UN TIMER – I numeri non mentono (quasi) mai e la stagione d’oro di Edinson Cavani è scandita al ritmo d’una rete ogni 127 minuti, un goleador ad orologeria impietoso, sempre carico, una sveglia fissata nel tempo e nella memoria di un inguaribile e romantico conquistatore. La prima volta, a Boras, fu subito uno-due, per bagnare il suo esordio in maglia azzurra dall’inizio e per cominciare a mostarsi al Vecchio Continente, che ancora sapeva poco di lui. Poi, con frequenza ossessiva, maniacale, rimanendo a digiuno al massimo per centottanta minuti, la staffilata del 3-3 a Bucarest al 50′ e la tripletta a Utrecht con la volee alla Van Basten, e il colpo di testa sulla sirena contro la Steaua, timbro per passare il turno ed offrire al «suo» San Paolo nuove emozioni.

BUONA LA PRIMA – La Champions è il palcoscenico più entusiasmante del Terzo Millennio e Cavani c’è entrato con la signorilità che lo contraddistingue, con quella corsa lieve ma prepotente di Manchester, una galoppata verso l’estasi, affiancando prima Maggio e poi godendo del perfetto assist, capitalizzato in maniera sontuosa, con un esterno sinistro. E dopo, glacialmente, dal dischetto, il 2-0 al Villarreal, il sigillo sulla vittoria e l’autorizzazione a credere che il miracolo della qualificazione sia possibile. Due graffi in tre partite, niente male.

LA RINASCITA – Ma pure gli extraterresti hanno una pausa di riflessione, la necessità di riprendersi dopo un’enorme abbuffata: il Villarreal da delizia si trasforma in croce, quando una caviglia va un po’ in tilt e costringe a rallentare, anzi a fermarsi, dunque a perdere familiarità con le proprie abitudini. Da quella notte, le trentadue giornate di Cavani si trasformano nel tormento in altrui, nel sospetto che la macchina da gol si sia improvvisamente bloccata. E, invece, attacco frontale di Mascara, appoggio esterno per la sovrapposizione di Dossena, cross teso e basso, quelli che piacciono agli uomini d’area, ai dominatori dell’area di rigore, ai matador prima maniera, insomma. Tocco dolcissimo e però percettibile: quanto basta per scoprire che Cavani è ricomparso, alla vigilia del Bayern. La Champions è un richiamo.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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