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Cavani vuole emulare Maradona, l’ultimo colpo a San Siro è siglato dal “Pibe de Oro”

Il "Matador" non ha mai segnato a San Siro e stasera può essere l'occasione giusta

Ventisette anni: c’è un buco (rosso)nero, ma la luce in fondo al tunnel di (San Siro) s’intravede in quel sorriso da eterno fanciullo, nell’espressione lieve e gioiosa, nell’esuberanza e nella felicità. L’uomo dei sogni sa come si fa: e mentre il 13 aprile del 1986 resta un punticino che si disperde nel passato, un’ombra che s’allunga e a modo suo ghermisce ciò che è stato, in quell’ora e mezza da vivere tutto d’un fiato Sua Maestà (il bomber) si presenta con la fierezza del viceré, l’erede designato a rincorrere il Paradiso Terrestre “sentendosi” un po’ Diego. Si scrive Cavani e però si ripensa a Maradona, al totem inavvicinabile d’una città innamorata pazza di quel genio “benedetto”: e al di là dei paragoni improponibili, ben oltre l’azzardo d’avventurarsi in confronti inaccessibili, in quella Milano da bere del Terzo Millennio atterra un altro alieno, un extraterestre senza macchia e senza alcuna paura, quel fenomeno paranormale capace di spostare – talvolta anche da solo – gli equilibri d’un match e quelli d’una stagione. 

LO SCORE – Trentatré reti nella sua prima (sorprendente) annata partenopea, puntualmente bissati nella seconda (strepitosa): ma ora che il gioco si fa duro, gli eroi sostengono che va giocato, magari maradoneggiando un po’, risistemando i conti già lusinghieri (pardon, straordinari) con le statistiche, intrufolandosi nelle vicinanze di quota cento (in azzurro), dunque provando a sconfiggere se stesso e irrobustendo la propria media da fantascienza, trentuno reti coppe incluse sino a questo momento, a sette giornate dalla fine. 
EDI..EGO – Il tempo è un galantuomo che racchiude tutte le prodezze in una favola cominciata tre anni fa: ma restano ancora vari capitoli da scrivere e in quel Cavani che viaggia a ritmo di Maradona, anzi persino più forte, ci sono già novantasette buoni motivi per indurre Napoli all’ottimismo, per farle avvertire il dolce richiamo (e pure il motivetto) della Champions, per spingerla nell’Olimpo degli dei, a danzare tra le stelle, a vivere un sogno, a scriversi da solo un romanzone popolare per una serata d’onore, trasmessa in 204 Paesi circa, dall’Albania allo Zimbawe e Uruguay compreso, con Bautista e Lucas tra gli spettatori “specialissimi”. 
I RECORD – La notte è fatta per segnare, sempre: e quelle novantasette perle custodite nell’album personale d’un triennio indimenticabile rappresentano gioiellini per la memoria, non perle per l’eternità che può essere offerta in dono consegnando le chiavi dell’Europa che vale e (poi) regalandosi il titolo di capocannoniere e (ancora) saltando a piè pari a cento – si legga cento – reti con la maglia azzurra: «Sono qui per lasciare un segno» . Oh mamma, mamma, mamma, innamorati son: ventisette anni dopo… 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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