Il profeta del gol ha repertorio da far ammattire e ciò che emerge dall’archivio di un mese e mezzo da delirio è un Cavani da sogno. La doppietta all’Elfsborg per cominciare e poi, per continuare, il colpo di testa di Firenze, il piattone con il Bari, il tap in a Marassi e, a Cesena, scatto, finta e angolo lontano di sinistro, prima di chiudere con un pallonetto dolce come la glassa. El matador che se ne va a spasso con Eto’o in cima alla classifica dei cannonieri è l’uomo nuovo che prende a spallate se stesso e i luoghi comuni sulla sua presunta incapacità ad essere un goleador. Il Cavani che stupisce per la disarmante faciltià con cui calcia e per la familiarietà che ha con il gol è il personaggio d’una giornata indimenticabile, condita da prodezze in serie: una collana di perle, ed è appena cominciata. Dice Zamparini: Cavani è voluto andar via, perché vuole giocare da prima punta. «Non ho letto ciò che ha detto Zamparini e non ho repliche da fare. Sono un calciatore del Napoli e mi riferisco solo alle cose che dice il mio presidente di oggi, De Laurentiis».
E allora, Cavani, scelga il gol più bello.
«Forse una rovesciata con il Palermo, anzi senz’altro quello. Però mi sono piaciuti anche i due di Cesena. A me tutti i gol piacciono, soprattutto quando servono per vincere».
Niente male il primo e pure il secondo, se lo lasci dire…
«Preferisco che certe cose le diciate voi. Io resto umilmente felice. Abbiamo vinto su un campo difficile contro una squadra che ha dimostrato con Roma e Milan di saper essere complicato da battere. Noi ce l’abbiamo fatta, quando il risultato a un certo punto ci dava addirittura contro».
Questo è un gran momento, per voi: avete dato dimostrazione di quanto possiate essere forti.
«Perdevamo uno a zero e non era giusto. Abbiamo cominciato a giocar meglio, meglio di prima che già stavamo facendo bene; abbiamo trovato la porta, dopo aver sfiorato varie volte il gol. Abbiamo espresso un gran bel calcio, regalato soddisfazione ai tifosi, conquistato una vittoria che fa morale e conferma il valore della squadra».
E’ sembrato un gran Napoli, al quale il ri sultato sta persino stretto.
«E’ importante vincere. Ci siamo riusciti e nel modo più entusiasmante per la nostra gente. Sono contentissimo di come stiano andando le cose. A volte, il campo dà torto, come purtroppo è successo contro il Chievo, ma alla lunga il lavoro paga. I risultati arriveranno, perché ci impegniamo sempre e tanto; perché abbiamo dei valori».
Reazione da grande squadra: si può dire?
«Sono d’accordo. Abbiamo risposto al gol del Cesena proprio come fanno le grandi. Abbiamo preso il comando deciso della partita, ma devo anche ripetere che già nel primo tempo avevamo giocato bene».
Domanda inevita bile: dove volete arrivare?
«Possiamo giocarcela alla pari con tutti e solo il tempo potrà dire dove possiamo arrivare. E’ chiaro che siamo ambiziosi e siamo venuti a Cesena per vincere. Quando siano andati sotto, abbiamo reagito: perché in questo Napoli tutti vogliono conquistare qualcosa».
Le sue dediche non cambiano, vero?
«Mai. Ringrazio Dio, sempre. E lo ringrazio per avermi spinto a rimanere nel calcio italiano, che conosco benissimo».
La delusione con il Chievo è stata cancel lata in un colpo solo…
«Ma noi eravamo consapevoli della nostra forza. E sappiamo chel corso di una stagione ci possono essere giornate storte. A noi è successo, ma abbiamo rimediato subito. E con una prestazione notevole».
Si sente più maturo, ora?
«Il Mondiale mi ha cambiato, in meglio».
Giovedì c’è la Steaua e domenica la Roma.
«Dobbiamo andare in Romania e giocare come a Cesena. E poi ritrovare continuità di risultati al San Paolo».
LA REDAZIONE
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