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Cavani: “Vi racconto le mie prime 100 in azzurro, dall’Elfsborg ad oggi”

Un Cavani raggiante racconta la sua (never ending?) story in azzurro

Edinson Cavani, punta di diamante azzurra e grandissimo bomber da 69 reti in 99 presenze con la Banda Mazzarri, è ospite dei colleghi Dario Sarnataro e Gianluca Gifuni a Marte Sport Live. L’ariete uruguaiano festeggerà domenica a Catania la centesima Sotto al Vesuvio, ecco quanto evidenziato dalla Redazione di IamNaples.it:

Questa stagione è partita molto bene, al di là dei miei obiettivi personali ci sono quelli della squadra: stiamo bene e vogliamo continuare così. La gara di ieri? Per me è difficile guardare le partite dalla tribuna, sento ogni match come se fossi in campo, fosse per me giocherei sempre ma dobbiamo rispettare le scelte tecniche del mister. Ho goduto ogni momento bello della partita come se stessi giocando. La mia centesima con la maglia azzurra? Lo sto sapendo ora, ma è una bella gratificazione. E’ molto importante, per me, poter dimostrare il grande amore che provo per questa maglia e questa Città. Cosa è cambiato in queste cento gare? Nulla. Sono solo cresciuto. Intorno a me ho avuto sempre uno staff e dei compagni di primissima fascia, che mi hanno permesso di crescere e sentirmi bene. I miei compagni e la mia Società mi fanno sentire un calciatore importante, questo è una grande gratificazione ed una bella responsabilità. Da cosa è dipeso il mio maggior feeling con il gol? La fiducia di Mazzarri, in primis. Ci tengo a ribadire il suo grande ruolo nella mia crescita. Mi hanno preso da Palermo con un bell’investimento e poi finalmente hanno creduto concretamente in me, schierandomi nel ruolo che più amo. Il rinnovo? Sinceramente da quando sono arrivato ho rispettato tutti gli accordi, a partire da quello tra Zamparini e De Laurentiis. Quest’anno i media mi volevano lontano da casa mia, dove la mia famiglia si trova benissimo, ma io, sinceramente, non avevo mai pensato di lasciare Napoli, poi si sa: le cose si fanno in due e quindi mai dire mai, un giorno De Laurentiis potrebbe volermi vendere ed io, da suo dipendente, dovrò valutare la cosa. La mia sete di vincere? Farlo qui è bello il doppio, ha un sapore diverso, più bello. I tifosi si meritano queste gioie. Che sapore ha vincere il Campionato? L’ho vinto in Uruguay nel 2006, ma ero molto piccolo. Fu bello, ma ero troppo giovane per sentire quello che sento oggi con la maglia azzurra indosso. Chi sono le antagoniste del Napoli? Non saprei dirtelo. Io riesco solo ad analizzare la situazione attuale: stiamo andando bene perché il mister ci ha insegnato a pensare partita dopo partita e dobbiamo continuare in questo senso. Se siamo più forti dell’anno scorso? Non te lo so dire, ma di sicuro siamo più maturi e questo è fondamentale, in questo senso dobbiamo ringraziare l’ultima esperienza in Champions. La rivalità con la Juve? Si sente davvero, anche in campo e quelle sono le partite più belle da vincere. La rabbia di Pechino? Si va avanti, cercando di dare ancora tanto alla tua realtà, ma momenti come quelli sono difficili da superare: eravamo ad un passo dalla vittoria e la gioia di essere vicini ad un trionfo si tramutò in grande amarezza. La tripletta di Edu Vargas? Segnare per un attaccante è sempre importante, specie per lui. So che è un ragazzo che sta crescendo e crescerà ancora tanto, ci tiene a dare un apporto alla squadra e sono felice di aver vinto e di averlo fatto con una sua tripletta. Se giocassi alla Playstation chi schiererei tra Pandev e Lavezzi? Entrambi. Cosa è cambiato nel modulo rispetto all’anno scorso? Credo che il mister abbia un sistema di gioco molto particolare, che si adatta anche a limitare le qualità degli avversari. Insigne e Vargas? Due potenziali fuoriclasse. Lorenzo è giustamente molto apprezzato per le sue qualità, deve abituarsi a stare a certi livelli per abituarsi a standard alti e crescere. Così può diventare ancora più forte di quello che è. Domenica? Spero di segnare, come ogni volta che scendo in campo, al di là della rivalità tra Palermo, la mia seconda squadra del cuore, e Catania. Anche se non dovessi segnare, andrebbe bene uguale, a patto però che arrivino ugualmente i tre punti. La partita più emozionante di queste cento? Ce ne sono tante ma la finale di Coppa Italia è qualcosa di speciale, anche perché arrivata contro la Juve. Il momento più brutto? Lasciamocelo dietro. Il gol più bello? Quello col Cesena. Il più emozionante? Col Lecce all’ultimo secondo, dopo tanta stanchezza non era facile racimolare le ultime forze e tirare con quella forza verso la porta. Sono nella Top Ten dei marcatori azzurri? Mi piacerebbe superare tutti, anche Diego Armando Maradona. Certo, lui è il numero 1 ma mi piacerebbe lasciare un bel segno, entrare nella Storia di questo club. Io do sempre il massimo, in questo modo avrò tanti bei momenti. Ci tengo ad essere non solo un calciatore del Napoli, ma un amico, un lavoratore ed un collega per tutti quelli che lavorano a questa causa, dai magazzinieri ai tifosi. So che la Città non dimentica, perciò voglio dare il massimo per lasciare il segno: sono cose da raccontare ai figli tra decenni. Il mio tempo libero? Optiamo per stare a casa con la famiglia, a volte è difficile avere una vita privata, ma io ho bisogno di momenti di tranquillità con la mia famiglia. I miei ripiegamenti difensivi? Tanti parlano dell’attaccante moderno, credo sia giusto dare una mano anche in fase di non possesso, ma non credo di essere l’unico che interpreta il ruolo così. Mi piace difendere perché amo giocare in qualsiasi zona del campo e do tutto me stesso in ogni frangente di gioco. Una canzone napoletana che amo? “Napoli è” di Guido Lembo, la ascolto spesso prima delle partite e mi carica molto. Da quando sono qui non ho mai sentito delle parolacce nei miei confronti in napoletano, quindi non conosco questi termini, si vede che non le meritavo, però amo dire: “We, guagliù!” 

La Redazione

M.P.

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