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Cavani, verso quota 100 reti, numeri… da Maradona

In attesa di sapere il suo futuro, il "Matador" vuole continuare a segnare e far gioire i napoletani

La storia è ormai leggenda: e in quei numeri c’è la statura d’un campione, la sua indiscutibile immensità, l’autorevolezza di una stella capace di «oscurare» Careca e Altafini, di affiancare Diego Armando Maradona e scorgerlo da vicino. Lui è «na cosa grande»: e l’ha detto a parole sue, novantasette gol in meno di tre anni, una sequenza esaltante di doppiette e di triplette, la consapevolezza nei propri mezzi e però anche l’umiltà di lavorare sui difetti, di prendere il pallone e portarselo a casa ma per crescere, maturare, migliorare. Lui è Edinson Cavani: e mentre intorno s’ode l’eco d’un Universo intero attratto quasi magneticamente da quella classe cristallina, l’immagine che balza agli occhi nella Torino dipinta d’azzurro e l’esultanza a maglia tirata per mostrarla alla propria gente, quell’atto di fede che vive il presente e però non ignora – non può – il futuro, restando aggrappato alla diplomazia pura, perché è inutile, superfluo e pure inelegante spingersi oltre per leggere nella palla di vetro e men che meno in quella di cuoio.

MATA D’OR – Sono trentuno gol, stavolta: e c’è un titolo di capocannoniere nell’aria e la Champions League all’orizzonte, c’è la dimensione di questa «star» arricchita d’ulteriori prodezze, c’è un ruolo da leader che entra a partita in corso, la macchia con una manina che consegna il rigore del pareggio all’avversario, poi la vede stropicciare dall’improvviso ed inatteso 3-2 dell’avversario. E’ in quell’istante che riemerge la personalità d’un fuoriclasse senza (alcuna) paura e quando arriva il 3-3 di Dzemaili, la scintilla è ormai già accesa e la ribellione è stata avviata: punizione dal limite area, palla accarezzata con cura, barriera osservata, portiere monitorato e parabola da autentico Imperatore. Ma è «appena» un 3-4 e quindi c’è un pericolo da evitare in fondo al tunnel d’una gara matta come un puledro: ed il cavallo di razza che invece si nasconde in quel goleador un po’ cannibale decide di chiudere il festival a modo suo, mandando il «povero» Rodriguez all’ammasso, fingendogli due volte il movimento, prima quello ad entrare, poi quello ad uscire, infine va ancora a tagliare sul primo palo, per raccogliere il cross di Armero con lo stacco seducente che vale il 3-5 e la conferma d’un secondo posto da blindare.
RESTA O PARTE – Chi può dirlo? Domani sarà sicuramente un altro giorno, con il Vecchio Continente che si perderà in quegli occhi da tigre che hanno incantato Napoli, l’hanno ammaliata e stordita: el matad’or è sessantatré milioni (netti) di buoni motivi per crederci, per inseguirlo, per tentare di sedurlo, ossequiando appieno la clausola rescissoria contenuta nel contratto, l’ultima barriera da abbattere per avere un attaccante «legato sinceramente» al Napoli ma umanamente sensibile al richiamo dell’Olimpo degli dei. Manchester City (soprattutto) e Chelsea, Real Madrid e Barcellona e Bayern Monaco: tutte le strade portano a Cavani, inevitabilmente, irreparabilmente, ma in quell’estate che s’annuncia rovente, vada come vada, resterà limpida la promessa consegnata agli archivi in tempi non sospetti: «Qui sono felice e sono qua per lasciare un segno». Il centesimo gol in azzurro, il secondo posto…Il resto ce lo racconterà il destino.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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