Cose da pazzi: 22 e lo dice pure la smorfia, però subito dopo Cavani, che in realtà va oltre, arriva a quarantadue reti nell’anno solare e strapazza qualsiasi previsione, Maya compresi. Cose da Matador: un gol a partita e stavolta, dopo aver sistemato il pallone sul dischetto, al minuto 45, e ignorato tutti quelli che gli stavano intorno e gli sposatavano la sfera e rimosso, così, d’impeto, l’immagine della passata stagione, con Pegolo che indovina l’angolo, Sua Maestà s’è preso la sua ottantottesima perlina, l’ha infilata nella collana preziosissima indossata due anni e mezzo fa e si è messo ancora a braccia larghe verso il vento e pure verso la Storia. Ecco nel dettaglio i suoi fantastici numeri: 27 reti in serie A, 7 nelle coppe nazionali, 8 nelle coppe europee e, a chiudere, tre gol con la maglia della sua Nazionale.
SIAMO UOMINI – Poi è tutto vero: sono uomini, non caporali, che sul più brutto d’una gara difficile da decifrare, persino da decodificare, figuratevi un po’ voi da sbloccare, sistemano il faccio nella tormenta psicologica, affrontano il destino per i capelli e lo sballottano al di là delle profezie più inquietanti. Quattro sconfitte, sciò: ci pensa Maggio e però Cavani, che non sa starsene fermo una volta, segna per la sua sesta partita consecutiva (avete capito bene, sei: Pescara, Dnipro, Inter, Bologna e ancora Bologna e stavolta Siena) e si toglie il peso da dosso ma anche da dentro quell’anima angosciata: « E’ un successo importantissimo perché consente di andare in vacanza serenamente. E’ una vittoria pesante, ma io lo ricordo: pure stavolta abbiamo dimostrato di essere un gruppo composto da grandi calciatori ma soprattutto da grandissimi uomini. Abbiamo reagito come si doveva e abbiamo lottato sino alla fine e così sarà sempre ».
GIOVIN SIGNORE – E segna sempre lui, d’estate, d’autunno e d’inverno: e dalla Juventus (11 agosto, a Pechino) al Siena, da un bianconero all’altro, il principe azzurro del gol è una macchina umana perfetta, che danza alla media di un gol a partita, che lascia alle sue spalle un 2012 impreziosito da capolavori d’autore ora racchiusi in quella coppa Italia che fa bella mostra di sé nello scrigno dei ricordi. Ma non finisce certamente qua, perché la stagione avrà altri cinque mesi vivi, tra Europa League e campionato, tra Viktoria Plzen e quella «Vecchia Signora» che se ne sta placidamente a dondolare in quell’amaca: « Procediamo senza fare calcoli e senza guardare cosa sono in grado di fare le altre squadre. Andiamo avanti per la nostra strada, così come abbiamo fatto a Siena: si gioca e si combatte sino al triplice fischio finale e, in assoluto, sino all’ultima partita del campionato».
L’EREDE BOBA – E’ finita, per ora: una settimana in famiglia in Uruguay ( «abbiamo giocato tante partite e qualcuna ci è andata male per colpa della sorte ») ma sta per arrivare il mercato: alle spalle del matad’or, c’è un vuoto che rischia di dilatarsi, perché Vargas può essere considerato in partenza, ascoltando Bigon a Sky (« magari il suo percorso di crescita può aver bisogno di altre destinazioni, ma lui ha talento »), che poi non riesce a indietreggiare del tutto dinnanzi a Raul Bobadilla (« ci piace, l’abbiamo seguito, ma le priorità sono altre, sono in difesa »). Ma intanto, risistemando gli scatoloni di questo quadrimestre quasi «surreale», il signore del gol può specchiarsi nelle sue ventidue reti e poi abbandonarsi in quell’abbraccio a Mazzarri: « Lui ci sta sempre vicino, non molla mai e ci mette il carattere. Dopo le sconfitte con il Bologna si è messo dalla nostra parte: gli vogliamo bene e siamo felici insieme a lui ». Babbo Cavani ha una slitta di pacchi doni.
A.S.