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Cavani: “Sempre caccia alla Juventus”

Il "Matador": "Con questo risultato teniamo lo stesso vantaggio sulla Lazio"

Il tormento(ne), però anche l’estasi: perchè si può restare pure a secco per due partite, e rientrare per centottanta minuti tra gli umani, ma ciò che emerge da una serata agrodolce, con la Juventus che s’è staccata, ma la Champions (almeno rispetto alla Lazio) s’è rafforzata, sei punti di vantaggio e una partita in meno, proprio la sfida diretta. «Lotteremo sempre su ogni pallone». Il calcio è scienza inesatta e quando il faccia a faccia è ormai evaporato e la discussione va trascinata con leggerezza al bar Sport, l’espressione stupita nasce spontanea osservando ciò che succede a Edinson Cavani, frenato da una mano invisibile, da una «nemica» occulta che aleggia sull’Olimpico e sembra toglierli letteralmente la palla dalla porta altrui. «E’ stata una gara difficile, ma questo pareggio ci evita contraccolpi psicologici. La sconfitta sarebbe stata difficile da gestire psicologicamente. L’importante è restare lì e ci sono margini per rientrare sulla Juventus. Ma abbiamo anche lasciato la Lazio a sei punti». 

LO STOP – Il bomber c’è e si vede, pur nella nebbia d’un primo tempo un po’ (un po’) così, con il Napoli ch’è rimasto nello spogliatoio e in campo ha mandato qualche controfigura di troppo. Ma el matador è lì, reattivo e generoso, attaccante e difensore, leader scapigliato che non s’arrende e aspetta il momento buono per mostrarsi in tutta la sua intierezza. Occhio, perché il momento topico sta arrivando, mezz’ora o su di lì, con una parabola di Pandev che piove dal cielo ed il bomber che stacca: ha l’urlo pronto per partire e non sente, non avverte Lulic, alle spalle, una furia umana che disperatamente va all’impatto bruciante e anche brutale. 
IL LEGNO – Gli dei sono distratti o magari devono essersi schierati, perché la scena si ripete e pure stavolta sembra d’intravedere “el matador” che allarga le braccia, prima di di lanciare i suoi bacini all’universo calcio. E’ un’altra chance, è un’altra palla che gira, gira e finisce laddove non vorrebbe Cavani, che al minuto trentotto ha le idee chiare, ha uno stacco imperioso e qualcuno da maledire: la fortuna è cieca e la sfortuna invece inquadra benissimo la traversa, lascia ricadere il pallone un palmo al di qua della linea bianca, induce a prendersela con il vento, ad abbaiare alla luna storta di un Olimpico divenuto incontestabilmente un «nemico». 
«IO STO QUA» – E’ un match per uomini forti, è una sfida da evitare ai cardiopatici, è un braccio di ferro ad oltranza, ricco di emozioni, con un carico di pathos ingovernabile; ma è una serata per far luce, ancora e di nuovo, sui chiacchiericci che sempre s’odono, echi che arrivano da qualsiasi angolo della Terra in cui el matador ha squarciato cuori e però senza lasciare speranze. «Sui rumors non ho nulla da dire, io non voglio saperne niente, ora. Ringrazio sempre i miei compagni per avermi messo in condizione di farmi notare da tante grandi squadre. Ma il nostro obiettivo è quello di rincorrere la Juventus». Il tempo è un galantuomo. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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