«Napoli per Cavani è una culla, qui si sente protagonista e sviluppa le sue potenzialità. È una primadonna, non so se altrove potrà esserlo». Aurelio De Laurentiis non esita ad affrontare il caso dell’estate. Difendendo il suo giocatore («I titoli dei giornali non rappresentano in modo preciso le sue parole»), punzecchiandolo («In squadre con altri leader, come l’Uruguay con Suarez, ha una pigrizia nel far gol»), ricordandogli gli accordi legali. Per il presidente Edi è un giocatore solo del Napoli. E, al di là delle voci, nessuno si è fatto avanti con 63 milioni per averlo.
Nel Benitez day, il presidente delinea le strategie del Napoli. Completo beige con una cravatta blu scuro, un orologio nero con il quadrante cerchiato in rosso apparentemente di non grande valore, sfasteriato solo nel ripetere all’infinito le foto con Rafael, De Laurentiis utilizza una frase del tecnico spagnolo per chiarire la sua filosofia. Così mentre fuori dal centro sportivo i tifosi stendono lo striscione «Fatti comprare chi ti pare, vogliamo vincere non partecipare», il presidentissimo preferisce lo slogan «Non avere paura di nessuno perché essere forti non significa solo vincere».
L’idea fondamentale, infatti, è una: rafforzare squadra e società senza obiettivi immediati, aspettando che il fair play finanziario calmi l’esasperazione del mercato europeo dei calciatori (come già sta avvenendo in Italia con Juve, Milan, Inter alle prese con i bilanci), imponendo a club spendaccioni un equilibrio tra entrate e uscite. «Il Real Madrid ha un azionariato pubblico che viene rifinanziato ogni anno perché non ha mai rispettato il fair play finanziario – la spiegazione – Non so come farà nei prossimi anni. Il Barcellona è diverso: si è rifondato e ha trovato i successi puntando sui giovani. Poi i sogni finiscono. Guardiola è al Bayern dove Rummenigge non si sogna di dare 20 milioni lordi ad un giocatore, ma al massimo 3-4 netti».
Con il fair play finanziario rispettato il Napoli, una società con i conti a posto, può diventare vero protagonista. «Secondo tutte le società di valutazione il Napoli è tra i primi venti club europei. Abbiamo fatto grandi progressi e ora vogliamo andare avanti ancora, esportando il marchio Napoli come calcio e come filosofia di vita. Sembrerò un dreamer, ma voglio replicare la napoletanità con squadre di calcio a Londra, e negli Usa con i Napoli Newyorkers, posti dove ci adorano. E poi in Messico e in Brasile, visto che con una delle mie società sto organizzando la cerimonia di apertura e chiusura dei giochi olimpici di Rio». Benitez è per De Laurentiis l’uomo giusto «per accompagnarci in questa crescita. Si è concluso un ciclo dopo otto anni. Adesso è come se ricominciassimo daccapo. Inutile dire: l’anno scorso abbiamo conquistato un posto, ora dobbiamo fare di meglio. Inizia un viaggio diverso, da programmare. Non siamo interessati al risultato di oggi ma a quello del futuro».
Queste le prospettive, ma il presente è Cavani. «Con lui c’è un ottimo rapporto. Le sue parole sono chiare. Non si può disconoscere l’importanza di un club come il Real Madrid. Così se lo richiede l’Anzhi lui dice di no, ma con Real, Barcellona, Bayern ci riflette un momento. Sapendo che ha firmato un contratto con il calcio Napoli. E che c’è la clausola rescissoria, su cui giuridicamente nessuno può fare nulla. Credo che Cavani sappia che a Napoli è e sarà una primadonna, al Real Madrid o altrove non so se sarà l’unica primadonna».
De Laurentiis chiarisce che al di là delle tante voci il Manchester city non ha i soldi per comprare Cavani. «Il Chelsea mi ricorda una vecchia canzone: “Marina Marina Marina, ti voglio al più presto sposar – dice in un momento di showtime cantando – Tutti dicono che ci faranno un’offerta, ma finora non abbiamo ricevuto nessuna telefonata. Chiediamo 63 milioni perché il fair play finanziario incombe per tutti. L’anno prossimo si vedrà che cosa succederà». Sulla proposta del City di soldi e Dzeko come contropartita tecnica. «Dzeko lo dobbiamo valutare una cifra adeguata al suo valore reale – la risposta – Cavani ha giocato e segnato, Dzeko non era in linea con Mancini e non ha giocato molto. Ci ricordiamo i gol in Germania, ma oggi… Se ci danno 53 milioni e Dzeko, o mi pagano 63 milioni e io ne do 10-12 per Dzeko si può fare. Sempre se il giocatore vuole venire a Napoli, che non è scontato».
Fonte: il mattino
La Redazione
L.C.
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