Il tempo è un galantuomo: e in un biennio, calcisticamente un’enormità, quel gentiluomo con le sembianze d’un cannibale (d’area di rigore) s’è rivelato in tutta la sua solenne signorilità, nella leggiadria che accompagna i gesti tecnici e nella gentilezza, la leggerezza della corsa che rapisce gli sguardi di giovani, donne, vecchi e bambini, terzini e stopper, amici e «nemici». Il centesimo Cavani, il bomber che non t’aspettavi nell’agosto del 2010, l’ultimo idolo d’una città ch’è ai suoi piedi, è l’espressione sontuosa d’un progetto d’ampio vedute, la cartina di tornasole d’una idea di calcio alternativo ma anche l’evoluzione d’una specie in via d’espansione. La verità, tutta la verità e nient’altro che la verità raccontando nella confessione a Radio Marte rivela, una volta di più, la sensibilità d’un personaggio che in campo e pure fuori sta (benissimo) fuori dagli schemi, la sua vocazione all’altruismo ma anche la sua onestà intellettuale e l’umanissima aspirazione a riscrivere la storia del Napoli a modo suo, affiancando e magari battendo (aritmeticamente) Maradona, ma innanzitutto ricambiando l’affetto popolare con ulteriori spruzzate di felicità. Da zero a cento, con il cuore in gol: e però siamo appena all’inizio d’un viaggio nell’azzurro celestiale che conduce nell’olimpo degli dei (partenopei).
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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