Forse è l’aria di Napoli, quel venticello lieve che spinge oltre ogni ostacolo. O forse il segreto è nel sistema, 3-4-1-2 o 3-5-1-1. O magari c’entra il codice-Mazzarri: ma, in Italia, segna sempre lui, el matador, trentatré reti all’anno e già in tre gare stavolta, mentre in Uruguay, ahiloro, cercano Cavani disperatamente. «Io non sto giocando nel mio ruolo ed è normale che un attaccante voglia segnare di più. A Napoli ho disputato stagioni molto buone, ma il modulo della Celeste non è lo stesso».
Forse non è neppure il caso di sforzarsi più di tanto, perché vale ciò che dice Edinson Cavani, el goleador, che in Patria ha alimentato il dibattito attraverso una riflessione semplice semplice, madre d’un caso-nazionale scatenatosi intorno a Tabarez. E allora, dato che tutto il mondo è paese, la difesa del Ct è stata immediata: «Cavani è l’unica punta di tutte quelle che abbiamo in squadra in grado di ricoprire un ruolo di maggior sacrificio per la squadra. E comunque per me Edinson non va considerato un sacrificato. Questo semmai è un problema dei media».
E invece più che una questione da collegare ai (mass) media è una vicenda che riguarda la media (intesa come somma delle reti divise per la presenze). I conti non tornano: 96 gare e 68 reti con il Napoli fanno una media di 0,70 gol a partita; mentre 11 reti in 40 sfide con la Celeste equivalgono ad uno 0,27 acuto a match. Mica è colpa dei giornalisti?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
