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Cavani: «Per me parla solo il campo»

Un calcio alla crisi di gol clamoroso» e alle voci sulmatrimonio: «Grazie De Laurentiis»

Cammina per il campo a passi lenti. Da solo, mentre la squadra festeggia pochi metri più in là. Lui e i tifosi, nessun altro. La sua maglietta azzurra stretta in mano (che poi regalerà a Colantuono che gliela ha chiesta). La folla gli manda baci. Lui risponde con altri baci. La tensione delle ultime ore si scioglie. Lui parla davanti alle telecamere di Sky: «Il periodo buio è alle spalle, non meritavamo di subire tutte queste critiche». Edinson Cavani dà un calcio alla sua crisi del gol. Un digiuno che durava da sei partite, dal 27 gennaio a Parma. Un’astinenza in serie A lunga 584 minuti (che diventano 726 con l’Europa League), un record.
Dell’altra crisi di cui sussurra la città, dei pettegolezzi sulla sua vita privata che rimbalzano sui siti specializzati, della sua ventilata crisi coniugale, il Matador invece tace, innalzando un muro di privacy e di fastidio: «Non voglio dire nulla, io parlo solo sul campo: io non ho mai perso il sorriso in questo mese e mezzo, l’unico problema è che non riuscivamo più a vincere. Io continuerò a fare sempre quello che ho fatto, andrò avanti: tutto il resto non esiste, perché io ho sempre dato il massimo perché sono un professionista».
Non parla con le parola del suo gossip. Ma affida tutto ai suoi gesti. Si batte il petto dopo il primo gol, fa il segno del cuoricino e poi per sgombrare ogni dubbio si porta il pollice alla bocca. Un festeggiamento alla Totti, per intenderci. La prima rete, quella su rigore dopo poco meno di quattro minuti, è per Lucas, il secondo figlio che conoscerà solo oggi quando arriverà finalmente a Salto.
Poi, subito dopo indica il pubblico: il mio cuore è con voi. Il labbro si increspa. Va avanti, scatenato. Arriva la seconda rete, quella su azione, dopo aver sfiorato la doppietta in ogni maniera possibile. E qui il Matador mostra la sua inquietudine, il suo umano disappunto. Il volto piegato da una smorfia quasi sofferta, il ritorno alla rete contro l’Atalanta in fondo al tunnel. E questa volta la sua faccia che generalmente regala distacco e felicità, trova la passione e la rabbia: è la faccia di un uomo che mormora «parlate, parlate sempre», muovendo le mani mimando il gesto delle paperelle.
La sua Napoli, la città del batticuore e del turbamento, lo porta in giubilo. «Sinceramente la cosa che contava di più era di tornare a vincere. Ora godiamoci la vittoria per lavorare serenamente quando torneremo dai nostri impegni con le nazionali. Punteremo ad arrivare il più alto possibile perché la squadra sta lavorando bene. Contro l’Atalanta abbiamo dimostrato di avere una grande voglia di voler arrivare molto in alto. Solo contro il Chievo, domenica scorsa, non si è visto un grande Napoli. Ora dobbiamo continuare così», dice Edi.
Eccolo il Matador tirato in volto che inutilmente cerca la freddezza, la compostezza e la calma mentre scopre l’emozione per le critiche e la ferocia delle voci che si inseguono sulla sua vita privata. «L’incontro con De Laurentiis, il suo appoggio c’è sempre stato. Ho sempre sentito il suo sostegno. Ha parlato con noi in settimana, ha fatto una grande cosa, dimostrando di avere sempre fiducia in noi».
Chiamatele pure coincidenze. Cavani torna a segnare e il Napoli ritorna a vincere. Il primo non faceva gol da sei partite, gli azzurri non vincevano dalla domenica successiva (2-0 al Catania). Era un’ossessione la rete per il Matador che aveva stupito per la sua regolarità impressionante. Ora rafforza la classifica dei cannonieri: 20 gol in 27 partite. La corona di imperatore del gol è sempre più sul suo capo. «Quello che conta è quello che faccio in campo». E allora, bentornato Edi.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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