Gli occhi di Edi, quelli di brace che inceneriscono, sono fissi sull’immagine: la porta di Buffon. Non aspetta altro, il Matador. Non aspetta altro che giocare una partita che lui stesso, con la franchezza tipica di chi è campione dentro, dopo la Samp ha definito: cruciale. Decisiva per lo scudetto. E allora, Edinson Cavani e la Juve. Una storia in sei capitoli, quanti sono i gol realizzati dal charrúa nella sua saga italiana contro i bianconeri. Sei, un numero che ricorre: perché sono altrettanti i punti che separano le due squadre e anche le partite consecutive concluse a bocca asciutta dal principe degli attaccanti d’Italia. Preoccupato lui? Neanche un po’. Sorride sempre, Edi. Zampilla fiducia e serenità. «E’ solo un momento sfortunato». Che passerà. Il quando e il come, beh, nessuno può saperlo. Ma è sicuro che già oggi farà di tutto per cancellare il 6. E trasformare la notte del San Paolo nella sua notte. La noche del 7.
ASTINENZA – Molto bene, Cavani: ci siamo. Ci sono lui e poi il Napoli, sul palco, per il passo a due destinato a cambiare le sorti del campionato. A definirle, quantomeno, perché in ogni caso il risultato sarà decisivo. Per gli azzurri, ovviamente, l’unico finale davvero utile per continuare a sognare e a inseguire i campioni è la vittoria, e l’uomo in grado più di ogni altro di spostare gli equilibri è lui, il Matador. Edi faccia da indio e muscoli d’acciaio. Assetato di gol come sempre e in astinenza come soltanto un’altra volta nella sua vita azzurra: di non segnare per sei partite consecutive, a lui che è un laureto ad honorem del gol, era accaduto anche nella stagione 2010-2011, la prima. Per la precisione, all’epoca, passò un mese senza reti: dal 20 febbraio al 20 marzo 2011, fino alla doppietta con il Cagliari al San Paolo. L’ultima gioia, la diciottesima del campionato, risale al 27 gennaio a Parma: poi, a secco con il Catania, la Lazio, il Viktoria Plzen in Europa League in casa e in Repubblica Ceca, la Sampdoria e l’Udinese. Totale: 33 giorni oggi. Numeri buoni per gli statistici, ma anche per capire quanto il Napoli abbia assoluta necessità del suo fenomeno: senza Edi, infatti, i gol realizzati sono stati appena 3 (2 con il Catania e uno con la Lazio). Calo fisico? Macché: il canovaccio – cioè le corse come un matto per tutto il campo, a tagliare, cercare spazi vitali e anche difendere – non è mai cambiato. Piuttosto una flessione realizzativa coincisa con la sfortuna (vedi traversa con la Lazio), salvataggi miracolosi dei difensori (ancora con la Lazio e l’Udinese) e soprattutto con il calo della squadra. Pochi, pochissimi i palloni giocabili nel suo regno, in area di rigore e giù di lì, ricevuti nelle quattro partite di campionato; zero in Europa League con il Viktoria.
LA SAGA – Tutto nei ranghi, comunque, sempre che oggi con la Juve il passato venga azzerato e il Napoli torni quello bello, brillante e micidiale ammirato fino a Parma. Cavani, ovviamente, non vede l’ora di riprendere a saltare e a mandare baci a tutti. E tra l’altro i bianconeri sono tra le sue vittime predilette: sei i gol realizzati da quando è in Italia, uno con il Palermo (2009-2010) e 5 con il Napoli (3 in un colpo solo nel 2010-2011; il rigore nella finale di Coppa Italia e uno a Pechino in Supercoppa).
IN ARGENTINA – Il filo con il Sudamerica è sempre diretto. Più che mai in questi giorni, soprattutto con l’Argentina: a Buenos Aires, dove risiede il suo manager, Pierpaolo Triulzi, si è parlato moltissimo di Napoli-Juve, di Maradona e di Edi. Un Matador sempre sulla bocca dei media di tutto il globo, intenti a capire quale sarà il suo futuro. Il numero di Triulzi è sulle agende dei club di mezza Europa (che conta), ma lui non fa una piega e declina ogni tipo di commento. Del resto, soprattutto oggi, c’è soltanto una cosa da fare: sintonizzare televisori e parabole e tuffarsi nel Superclasico alla napoletana. La noche del 7. La notte di Cavani e del Napoli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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