Stavolta si ferma. Dovrà fermarsi. Cavani s’è convinto. Mazzarri ha scelto il momento e le parole giuste per spiegarglielo. Non era il caso di rischiare a pochi giorni dalla sfida di Udine; non valeva la pena per una qualificazione che si presenta disperata alla luce del risultato dell’andata (tre a zero per i cechi); tanto meno sfidare il gelo di Plzen ed esporsi al pericolo di un infortunio. Meglio di no.
CAMMINO – E magari recuperare un po’ di energie in vista di due gare così delicate sul cammino del Napoli: quella di Udine lunedì sera e l’altra con la Juve quattro giorni dopo. Cavani ha risposto «obbedisco» al comandante della nave azzurra lasciando così spazio ad Emanuele Calaiò che così potrà debuttare in Europa League con la maglia del suo Napoli. Decisione saggia e condivisa. Decisione, forse, inevitabile. Il bomber del Napoli e capocannoniere del campionato ha bisogno di staccare per un po’ la spina. Sono quattro gare che non va a bersaglio. Quattro partite in cui ha cercato la via del gol con approssimazione e frenesia. Eppure non è il primo black out da quando gioca nel Napoli. Era capitato lo scorso anno e due campionati fa, nel 2010-2011, toccò il record negativo di digiuno: sei gare tra campionato ed Europa League senza andare a bersaglio: con Catania, Milan, Brescia e Parma, oltre alle due sfide con il Villarreal. Ma erano altri tempi ed all’epoca doveva fare i conti anche con qualche microtrauma.
E’ DIVERSO – Stavolta l’astinenza è evidentemente da affaticamento. Da stress. Ventidue partite di campionato, sei di Europa League seppure non per intero, una di Coppa Italia, una di Supercoppa Italiana, due amichevole con la nazionale uruguaiana. Neanche fosse un robot: 2.707 minuti giocati. E ventotto gol realizzati in trentadue gare. Roba da extraterrestri del calcio. Ma Cavani, al di là della sua voglia di giocare sempre, ha spinto il Napoli fin dove osano le aquile. Senza i suoi gol giammai i suoi sarebbero arrivati a sfidare la Juve a viso aperto e ad incuterle il timore di essere agguantata. La realtà è che se si ferma il Matador (ed Hamsik s’inceppa), il Napoli fatica a sbloccare le gare, stenta a trovare la via del gol, non riesce a destabilizzare le difese se non attraverso situazioni occasionali o palle inattive. Ma può anche bastare così. Il momento di appannamento del capocannoniere del Napoli e del campionato non preoccupa Mazzarri. Purchè ritrovi la lucidità e la spietatezza negli ultimi venti metri. E quelle si recuperano soltanto tirando il fiato in taluni momenti, riacquistando un pò di energie mentali più che fisiche, isolandosi un pò dalle tensioni quotidiane e dalle pressioni esterne. L’ha afferrato anche lui che vorrebbe giocare sempre. E Mazzarri ha saputo cogliere l’attimo giusto per spiegarglielo. Tra i due c’è stima vera e rispetto sincero. L’uno è stato la fortuna dell’altro. Entrambi hanno saputo contribuire all’escalation del Napoli. Ed ora sognano un grande finale di stagione.
Ma il Matador stamattina partirà ugualmente con i compagni, direzione Plzen. E’ stato convocato insieme agli altri. Mazzarri vuole tenere il gruppo unito e poco importa che si rientrerà quasi all’alba di venerdì. S’accomoderà in panchina. E nel caso, Calaiò e compagni dovessero compiere il miracolo di incanalare la partita su un certo binario nel primo tempo, Cavani sarebbe pronto per tuffarsi nella sfida e tentare il tutto per tutto. Intanto il Friuli l’aspetta: lo scorso anno fu lui, sotto gli occhi di Di Natale, a realizzare una doppietta negli ultimi dieci minuti e strappare un pareggio insperato. Lunedì dovrà concedere il bis.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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