Nel giro di due sole settimane il francese di Edinson Cavani somiglia ancora a quello di Totò in piazza del Duomo mentre chiede informazioni con Peppino De Filippo al vigili urbano. E anche la sua condizione, a poche ore dall’esordio del Paris Saint Germain in campionato appare traballante. «In fondo ha lavorato con il gruppo solo due volte, per il resto ha svolto una preparazione da solo per recuperare la condizione atletica il prima possibile. Ovvio che non sia al massimo». Laurent Blanc prende tempo e concede tempo.
Cavani però dimostra di aver capito che aria tira sotto la Torre Eiffel: «Ibra? Molto meglio giocarci insieme che affrontarlo da avversario. Poi nel calcio serve un’anima affamata di vittoria come la sua. Pochi sono al suo livello». Sembra tanto una sviolinata da inizio stagione. Nel frattempo stasera Blanc («che bella persona, ho pranzato con lui e mi piace molto», dice Edi in questa versione riverente così lontana dal muso duro con cui ogni volta parlava del Napoli e del suo futuro in maglia azzurra) che già non lo ha portato con sé in Gabon, per la sfida di Supercoppa transalpina con il Bordeaux lo porterà in panchina. La corazzata Psg gioca a Montpellier e il Matador non ci sarà. O almeno non ci sarà dal primo minuto perché andrà in panchina nella gara che segna il debutto della Ligue 1.
Come è normale e in fondo persino giusto, da oggi un esercito di gufi è appollaiato virtualmente fuori allo stadio del Parco dei Principi in attesa della caduta degli dei – e perché no – del Matador. È il minimo che può accadere dopo al decisione del bomber di voltare le spalle al club che lo ha consacrato tra i grandi del calcio mondiale per approdare nella squadra qatariota senza storia e senza tradizioni.
Oscurato dall’etichetta di essere il giocatore più caro di Francia, grazie ai 64 milioni di euro che l’emiro del Qatar ha dovuto sborsare nella casse del Napoli, è normale che i microfoni e le telecamere assediano «Edì». Probabilmente molto di più di quello che succedeva da queste parti. «Non so se giocherà, sta bene ma con gli altri non c’è ancora molto feeling perché si è allenato poco con loro». Loro, per intenderci, sono Pastore, Ibrahimovic, Thiago Motta, Verratti e così via. Un dream team con le insegne parigine e il Matador che avrà il compito di fare da spalla a Ibra in un 4-4-2 con cui non gioca dai tempi di Palermo. «Verrà prima o poi a Napoli per spiegare ai tifosi la sua decisione. E i tifosi capiranno», ha insistito il papà, Luis. Nel frattempo quelli di Lucrino hanno abbattuto le gigantografie sulla rotonda a lui dedicata (ha abitato qui per due anni e mezzo).
Fonte: Il Mattino
La Redazione
G.D.S.
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