Unite i puntini, diceva Steve Jobs, e capirete il vostro destino, il suo significato ultimo. Uniamo quelli di Edi Cavani detto il Matador, che dal primo giorno si è preso sulle spalle il Napoli, e capiremo dove può arrivare questa squadra: «Noi ogni volta che andiamo in campo dobbiamo spaccare tutto, quando siamo scesi senza la motivazione o senza la voglia di vincere abbiamo subito delle brutte figuracce. Ma il mio Napoli può battere chiunque, anche la Juventus». La sala congressi del Cis Interporto di Nola, che ospita il galà di presentazione del rinnovo della partnership con la Dooa dei fratelli Sorbino, esplode in una ovazione. E lui, mister 100 gol, sorride. Quasi fosse in imbarazzo per gli applausi di un centinaio di tifosi che lo osannano anche quando scorre sullo schermo gigante il film delle sue magie, intervallate dalle sue pose da modello: «Io gioco a calcio e fare questi scatti mi ha creato un po’ di imbarazzo».
Cavani intreccia il suo presente con il passato recente. Ma mai con il suo futuro. «In questo momento il Napoli può vincere con chiunque ma può anche perdere contro qualsiasi avversario. Ma ciò non toglie che la forza del gruppo è la sua solidità, la sua compattezza, il suo sentirsi uniti. Soprattutto nelle difficoltà: siamo usciti fuori da un momento difficile proprio grazie a questo spirito». Inevitabile parlare delle voci che lo vogliono lontano dalla maglia azzurra. Ma Edi non si scompone, non alza il sopracciglio, non tradisce preoccupazione. «Io devo lasciare il segno in questa città: la gente di qui mi sorprende sempre e mi dà grande forza. Abbiamo passato momenti più e meno belli e la gente ci è sempre stata vicina. Io provo a ripagare questo affetto di domenica in domenica. Il Pallone d’oro? Io preferisco altri trofei, quelli che posso vincere con il Napoli».
Scoprire le reali intenzioni di Cavani, sempre sibillino quando parla del suo futuro, è cosa piuttosto complicata. «Io adesso voglio vincere con il Napoli, in questo momento penso solo a questo e non ai miei numeri o ai premi personali che potrei ricevere», spiega evasivo l’uruguaiano.
I tifosi invocano lo scudetto. Cavani risponde con il solito sorriso che non perde mai. «È giusto sognare, nella vita bisogna avere lo stimolo giusto. Personalmente sono realista e so che dobbiamo crescere tanto, ma può succedere di tutto in questo campionato». A Firenze ha festeggiato i 100 gol. Non ha rivisto in tv la scia del suo colpo di testa. Né ha rivisto gli speciali andati in onda su di lui in queste ore. «Non ho bisogno di rivedere i miei 100 gol per ricordarmeli… Li ho tutti nella mente. Li amo tutti, alcuni perché sono stati belli, altri perché sono stati importanti. Quale scelgo? Se proprio devo fare una classifica metto al primo posto il rigore alla Juve all’Olimpico. Perché è stato un gol che ci ha fatto portare a casa un trofeo: la Coppa Italia. Che è poi la cosa più bella che ci sia». Ed è proprio la scelta di questo gol (un semplice tiro dal dischetto) che aiuta più di tutto a capire il Matador e la sua incredibile voglia di vincere. Forse in questa risposta c’è tutto il senso di quello che è Edinson Cavani. E di quello che vuole più di tutto. Già, come diceva Jobs, basta unire i punti.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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