Il cavallo pazzo che corre incontro alla felicità, la chioma al vento, il petto e gli occhi in fuori, è un diavolo che sa sempre come metterci la coda: e in quella galoppata per andarsi a prendere gli abbracci e la gloria, in quella sfuriata «umanissima» che sa di sfogo, c’è una spruzzata d’andrenalina rimasta nelle palle da Londra e sino al 40′ della ripresa d’una gara prima rovinata e poi riafferrata per il collo: «Grazie a Dio siamo riusciti a rimontare questa partita che si era messa male: abbiamo guadagnato un punto ed ora dobbiamo insistere, vogliamo il terzo posto, vogliamo la finale di Coppa Italia, vogliamo tutto quello che possiamo avere». I dieci minuti che cambiano la storia di una sfida (apparentemente) compromessa, certificano – se ce ne fosse bisogno – la statura da fuoriclasse d’un indomabile Matador e quel che accade in quei seicento secondi è la testimonianza ulteriore della solidità tecnica e però anche psicologica d’un Cavani inimitabile: «Sul rigore non ho granché da dire, in casi del genere la colpa non è solo degli attaccanti; a volte va riconosciuta la bravura del portiere e Handanovic merita gli applausi per aver scelto di star fermo, intuendo dove avrei calciato. Il resto è il premio per questo Napoli che non molla mai».
OCCHIO AL CRONOMETRO – Cuore e batticuore, in un crescendo d’emozioni che travolge, deprime, poi entusiasma Napoli e Cavani. E però, quando alla mezz’ora, il dischetto diviene di nuovo fatale, s’apre un precipizio morale nel quale chiunque altro sprofonderebbe, non un matad’or, che si rialza da solo, si prende sulle spalle le responsabilità, va a cercare la parabola a girare sulla punizione e poi emerge con la (pre)potenza d’un fisico bestiale che resiste alla pressione del difensore e poi scaraventa tra le gamde di Handanovic la sua ennesima doppietta, il diciottosemi gol in campionato. «Questo è un punto guadagnato, perché la serata si era messa male per colpa nostra e ad un certo momento sembrava proprio complicato rimetterla in sesto. Forse abbiamo sbagliato un pochino l’approccio, forse dovevamo cominciare come abbiamo fatto a Londra: ma tutto è utile per migliorarsi e noi lavoriamo per questo e per raggiungere il terzo posto, dunque la Champions; ma anche la finale di Coppa Italia».
LO SPETTACOLO – Show must go on: cinquantanove gol in un anno e mezzo, una collana di perle che s’allunga, s’ingrandisce, va ad abbellire il personalissimo curriculum partenopeo e, soprattutto, un carattere di ferro, ruggiti da leoni che s’odono nel «Friuli» mentre intorno c’è ancora Stamford Bridge con i suoi effetti e l’Udinese è scappata via. Ma quando a Edinson Cavani vengono i quattro minuti, scende in campo, si scrolla dall’anima il peso dell’errore dagli undici metri, Udinese-Napoli ricomincia ed è tutta un’altra sfida. «Insisto: bisogna continuare. In questo momento, dobbiamo immediatamente recuperare la condizione per il match di mercoledì sera, perché a noi interessa andare a Roma. Ma le motivazioni sono tante, come abbiamo dimostrato pure a Udine e in condizioni oramai quasi proibitive. Questo pareggi serve alla classifica e ci dà la conferma delle nostre virtù: abbiamo chiuso in maniera entusiasmante, l’atteggiamento giusto era quello. Sono felice, certo: però sto già pensando ad altro». Al prossimo Cavani: tenetevi forte, lo spettacolo continua.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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