Walter Mazzarri ha ribadito anche dopo la Juve: «Un contratto a vita? Ringrazio De Laurentiis, ma io deciderò a fine stagione». Il signore del secondo posto, che guida la squadra alla rincorsa del sogno scudetto, non ha ancora sciolto l’ultima riserva sul suo futuro: non rinnega il Napoli, ma continua ad essere affascinato dalle sirene che arrivano da altre parti. Giusto. Ma entro un mese, e non è un ultimatum, o cambia la musica oppure è assai probabile che sia De Laurentiis a cambiare allenatore perché non deve essere piacevole dopo avergli ribadito affetto sterminato («Può rimanere con me a vita»), sentirsi ripetere dal tecnico scelto tre anni fa per guidare il Napoli che è sempre meglio aspettare fine anno. Di certo, se avesse già deciso di andarsene, non lo direbbe adesso. In un punto della stagione dove il suo unico pensiero, che ribadirà oggi alla ripresa degli allenamenti «è che con un filotto di vittorie, quattro o cinque, il Napoli può riacciuffare la Juve».
Rebus, la solita stampa che fraintende, parole in libertà, arrampicamenti sugli specchi per cercare di uscire da un vicolo cieco. Chiamatelo come volete, tanto per ora non se ne esce. Mazzarri dice di avere qui tutto ciò che gli serve, di avere un rapporto stupendo con il presidente eppure non riesce a chiudere una volta per tutte questa vicenda. Dunque, da una parte c’è uno dei tecnici migliori d’Italia (compresi, per inciso, anche quelli che sono all’estero). Uno, tra l’altro, è anche tra i più pagati della nostra serie A: circa 2,5 milioni a stagione. Ai livelli di Allegri (Milan) e al di sotto solo di Conte (che a maggio del 2012 ha raddoppiato l’ingaggio, passando da 1,5 a 3 milioni). Il ragionamento di Mazzarri, in scadenza di contratto, è semplice: ha portato al secondo posto in classifica una squadra che sotto il profilo del monte ingaggi è al sesto posto in Italia (53 milioni complessivi), molto dietro a Juve, Inter, Milan e persino Lazio e Roma. Facendo lievitare, e non di poco, con il suo gioco, alcuni talenti azzurri.
Dunque, potrebbe anche restare. Ma a patto che gli venga riconosciuto un cospicuo adeguamento del contratto. Nel frattempo ha affidato le cure dei suoi interessi legali (i tecnici non possono avere manager) a Beppe Bozzo, uno che ha contatti con tantissimi club di primo piano. E allora non stupisce che dietro l’angolo ci sia l’Inter ma che sia spuntata anche la Roma. E anche all’estero, dove ha molti ammiratori. De Laurentiis, e con lui il diesse Bigon (che ha un contratto di altri 4 anni col Napoli), è pronto a riconoscergli un ritocco. Ma senza esagerare. Il presidente non intende arrivare all’appuntamento in cui Mazzarri svelerà le sue intenzioni senza essersi nel frattempo tutelato. E i nomi, in effetti, sono di tutto rispetto: Spalletti (ma allo Zenit guadagna 4 milioni all’anno), Guidolin e Montella. C’è la scommessa Maran; c’è la bestia nera Pioli, che a De Laurentiis piace molto. C’è l’ipotesi più suggestiva, quella di affidare la panchina della prima squadra a Frustalupi, il vice di Mazzarri fin dai tempi della Pistoiese.
C’è poi l’altro rebus, altrettanto delicato: il futuro di Cavani. Le sue parole suonano ogni volta sia come una dichiarazione d’amore che come un discorso di addio. Ci sono sponsor tecnici che spingono verso l’addio del Matador, che ha barcollato e probabilmente barcolla ancora. C’è la proposta di Florentino Perez, presidente del Real Madrid, ci sono le sirene inglesi (Chelsea su tutti) a cui Cavani non è rimasto indifferente.
Eppure l’animo inquieto del bomber più desiderato del mondo non è detto che venga appagato solo da offerte milionarie superiori ai 4,5 milioni che guadagna a Napoli: è il progetto-Napoli del futuro la base di partenza su cui si fonderà la decisione di Cavani di restare in azzurro – al club comunque è legato da un contratto fino al 2016 – oppure andare via. Di sicuro, fondamentale il ritorno in Champions League. La sua fame di vetrina europea, l’uruguaiano l’ha mostrata volendo a ogni costo prendere parte (probabilmente pagando un prezzo alto in termini di energie) all’Europa League. L’unica cosa altrettanto certa è che De Laurentiis non intende in alcun modo sedersi per rinegoziare un nuovo ingaggio. Sarebbe la terza volta.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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