Dicono i numeri che la coppia-gol del Napoli, quella composta da Marekiaro e il Matador, abbia contribuito con i suoi 26 gol totali (8+18) a conquistare 32 dei 46 punti complessivi realizzati dalla squadra di Mazzarri. Dicono sempre i numeri che Edinson Cavani, alla sua rete numero 27 della stagione (su 26 gare) marcia a una media di 1,4 gol a partita dal 25 ottobre ad oggi. Da dopo la sconfitta con la Juventus, in pratica l’imperatore del gol azzurro ha fatto cilecca solo in due gare: quelle col Milan e con il Palermo. E tutte e due in casa. Per il resto il cannibale di Salto, il ragazzo che mette in tutta semplicità su Twitter l’ecografia della moglie Soledad e del piccolo Lucas, al settimo mese di gestazione, ha fatto gol in tutte le trasferte giocate negli ultimi tre mesi, tra serie A ed Europa League. I numeri ancora aggiungono che, per farla ancora più semplice, da quando è iniziata la stagione, Cavani solo in un’altra occasione non ha segnato lontano dal San Paolo: contro il Catania (e a Eindhoven, ma ha giocato appena un tempo). Per il resto l’ammazza-Cavani non ha avuto pietà per nessuno.
«Sono felice, adesso vado a ritirare anche il premio dell’Associazione calciatori», ha spiegato ieri infilandosi nell’auto che conduceva lui e Lorenzo Insigne verso Milano. E nel ricevere il riconoscimento il Matador ha spiegato: «Sicuramente è stata molto importante qusta vittoria a Parma. Insigne merita il premio e tante altre soddisfazioni in carriera. Quello che abbiamo fatto oggi è stato molto importante, dobbiamo proseguire così fino alla fine». Un messaggio va anche alla città: «Amo tanto Napoli e la sua gente. Posso dire che lotteremo fino alla fine e speriamo si possa raggiungere il traguardo per cui tutti stiamo lavorando».
Ci sono momenti decisivi in una stagione che magari non riconosci subito ma a fine campionato si stagliano in tutta la loro importanza. Vincere al Tardini può essere per il Napoli uno di questi snodi. Soprattutto perché è la giornata che riporta al gol Hamsik: il centrocampista slovacco non segnava dal 2 dicembre, dalla goleada contro il Pescara in cui aveva di forza insierito il proprio nome nel tabellino. Non era decisivo dalla trasferta di sette giorni prima, quella di Cagliari, in cui aveva fatto il gol con cui gli azzurri aveva espugnato l’Is Arenas, altro campo violato proprio per la prima volta in quella occasione. L’incursore che si riconosce per la cresta post punk è in fondo uno che fa gol veramente pesanti: otto fino adesso. Sigilli preziosi, certo, come e anzi meglio di tanti altri centravanti in circolazione. Ma Marekiaro brilla perché oltre a fare gol, lui fa tante altre cose: ieri ad esempio si è piazzato a rompere le scatole a ogni creatore di gioco del Parma. Corre, sgobba e appena è tornato Paolo Cannavaro gli ha anche immediamente riconsegnato, quasi senza fiatare, la fascia di capitano. Lo ha sottolineato con garbo, firmando un autografo a un bimbo della Bassa Padana che qui era per far conoscenza del suo idolo: «È una vittoria importante, molto importante». È il Napoli di Cavani, ma è anche quello di Hamsik. Marek è davvero l’arma in più di Mazzarri: è un atleta fenomenale, duttile tatticamente con enormi qualità tecniche e doti atletiche da fenomeno puro. Lo paragonano a Lampard o Gerrard. Ma visto in azione contro i gialloblù, per il passo e il cinismo, ha ricordato più che altro il Nedved juventino. Spietato nel momento in cui da uomo assist di è ritrovato terminale dell’affondo di Dzemaili. Il Napoli è questo. Cuore e gamba. Quello di Marek che ha giurato amore eterno agli azzurri. E che, al contrario del Matador, alle tentazioni ha imparato da tempo a dire di no.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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