Tenerselo ben stretto. E’ il nocciolo della prossima e più delicata missione societaria, è un vero e proprio imperativo con tanto d’obbligo. Sopportata con struggimenti prolungati e storcimenti di musi e nasi la partenza del Pocho (che va ruminata per un bel po’ prima di passare a miglior digestione), adesso c’è un “incubo” Cavani da scongiurare. Uno spavento vero e proprio da trasformare con urgenza in certezza e solidità per il futuro. Almeno per quello più prossimo, quello della corrente stagione. Il Matador non può andar via. Sarebbe uno choc pressoché ingestibile per una piazza estesasi adesso fino alla fine del mondo, dall’America all’Australia, dal Giappone alla Russia e, perché no, sino a quel Nido d’Uccello che rievoca sensazioni malsane. Lì anche i cinesi hanno saputo articolare (senza sbavature) quelle tre sillabe ormai profondamente scolpite nell’azzurro. Ca-Va-Ni, Ca-Va-Ni, e giù scrosci di applausi.
NUN CE LASSA’– E’ quello che si augurano tutti, senza eccezione. Edinson non può andar via sul più bello, nel momento di massima espressione e fulgore. Lui che ha sbugiardato anche il Paganini che non ripete, con una seconda stagione in fotocopia alla prima nel senso dei numeri, ma ancor più pregna di significati e positività. Due stagioni da cornice di platino, dal report sormontante ogni previsione più rosea. Ecco perché, nel giro di poche ore, la questione che tanto fa trepidare i cuori azzurri, potrebbe trovare l’auspicata soluzione. Da una parte i manager dell’uruguaiano, dall’altra De Laurentiis in persona. Basta un appuntamento (già in agenda) e poche parole da buoni intenditori. I cinque milioni d’ingaggio richiesti per restare (se proprio dobbiamo parlare di vil danaro) potrebbero essere ridimensionati. Il bomber di Salto non vorrebbe andar via, De Laurentiis e Mazzarri non vorrebbero privarsene proprio adesso, figuriamoci i tifosi…
CARTA CANTA– Intanto sulla carta i numeri non solo cantano, ma suonano e ballano senza sosta. La lampadina di mister Edinson è diventata uno spot di luce azzurra abbagliante, Cavani ha detto per ben due volte “trentatré” in altrettante stagioni (va aggiunta anche la perla della Supercoppa) in 96 presenze in maglia azzurra, sfiorando gli ottomila minuti in campo senza contare amichevoli, qualificazioni ai mondiali ed Olimpiadi. Sì, perché non si è fatto mancare niente in questi ultimi anni (tre soprattutto) senza tregua su tutti i campi del globo. Forgiato nella fucina di Vulcano, visto che quel fisico scolpito (come il viso) non ha pressoché conosciuto infortuni di rilievo.
AMARCORD– Vacanze super-meritate quelle più fresche, fra Camaldoli, Procida e Ischia dov’è stato avvistato con la famiglia e coccolato a più riprese. Ma Cavani è già con la testa ad un altro significativo impegno isolano. Fra cinque giorni, nella Palermo dove s’è esibito per tre stagioni e mezza con minor incisività (37 gol) e qualche dispiacere (un’aggressione nel dicembre 2009). Anche i tifosi rosanero lo aspettano, ma stavolta i fischi saranno pochi o nulli. L’otto gennaio scorso, al Barbera, minuto 54′, quel destro a giro di rara bellezza lasciò a bocca aperta anche i più ostinati oppositori (alla sua partenza). E piovvero solo applausi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.