Otto gol in quattro giorni per il Napoli, dieci per la Juventus: la sfida annunciata continua nella maniera più spettacolare. In mezzo c’è l’Inter, ma – al di là della classifica – per tutti il testa a testa è tra Conte e Mazzarri, tra Buffon e De Sanctis, ora soprattutto tra Quagliarella e Cavani, compagni mancati in un attacco che avrebbe fatto sognare e che invece riuscì a resistere meno di un’estate. La coppia impossibile produsse in quel brevissimo mese suggestioni inappagate sul campo: quali imprese avrebbero potuto realizzare insieme, quanti gol avrebbero segnato? Non si vive né di rimpianti, né di rimorsi e neppure di nostalgie: il napoletano Quagliarella ha faticato per diventare idolo juventino, l’uruguaiano Cavani a Napoli ha firmato un contratto di lunghissima durata, un patto di fiducia a vita con i suoi tifosi, segno di un’identificazione che ai sudamericani viene facile quando scoprono il fascino del San Paolo, lo stadio dei sogni impossibili. Realizzarli lì è ancora più esaltante. Come accadde all’Ineguagliabile che Cavani sta lentamente oscurando, gol dopo gol. Solo nelle parole si risparmia e risparmia quelle emozioni anche violente che l’Altro dispensava in continuazione.
Il tempo dei paragoni arriverà solo quando l’avventura sarà finita, il più tardi possibile secondo De Laurentiis, che aspetta di completare il Grande Disegno tracciato nell’anno della ricostruzione azzurra. Quanto è distante questo Napoli da quel giorno? L’immagine dell’abbraccio collettivo che ha suggellato la vittoria di Genova ha regalato una sensazione di forza straordinaria: tutti uniti intorno all’allenatore, il manifesto di una vera squadra. La stella è Cavani, lo stratega è Mazzarri, ma senza gli altri tutto sarebbe impossibile. Pure sognare l’impronunciabile desiderio. La differenza potrebbe farla il ragazzino, il ventenne Insigne, il simbolo del rinnovamento che quest’anno ha portato al sacrificio di Lavezzi, considerato fino a qualche mese fa insostituibile e in queste ore salutato in città come un turista per forza e non come un’occasione sfumata. Un napoletano dopo Cannavaro (e dopo la meteora Quagliarella) per costruire un grande risultato, un’impresa memorabile. Lo svezzamento deciso dal prudente Mazzarri sta per finire, il carico di responsabilità che Insigne è pronto ad addossarsi sarà sufficiente a farne un titolarissimo. Detto così, sottovoce, profittando dell’assenza di Insigne per gli impegni con l’Under 21. Lui non sente e Mazzarri non s’arrabbia, anche se gli occhi dell’allenatore si illuminano quando il piccolo genietto fa uno di quei numeri imprevedibili che lo rendono un esemplare unico. I prototipi vanno protetti, non lanciati nella bagarre senza scudo, questa è la ragione della prudenza che accompagna l’utilizzazione di Insigne, l’uomo della differenza.
Sabato con la memoria si tornerà indietro di ventiquattro anni, fino al tempo in cui la lotta era tra il Napoli di Maradona e il Milan degli olandesi: Berlusconi per scuotere la sua squadra intorpidita pare che abbia intenzione di tenere un discorso su come il Primo maggio dell’88 Sacchi orchestrò il sorpasso. I testimoni di quel pomeriggio disgraziato per i napoletani torneranno allo stadio come sempre, per esorcizzare il ricordo. Il nuovo trio Mazzarri-Cavani-Insigne ha un compito supplementare da eseguire, guardando sempre oltre, fino alla Juventus.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
