In alto i cori: e in quello stadio avvolto nel gelo, all’improvviso c’è la felicità che infiamma quei trentamila perduti tra le braccia d’un matador, l’eroe d’una notte magica e stellare. «Abbiamo solo voglia di lottare per ottenere qualcosa di importante e vogliamo vincere la Coppa» . Da Cavani a Cavani, in quei cinquantuno capolavori autografati in diciotto mesi, c’è la sintesi d’un fenomeno paranormale divenuto l’uomo dei sogni, una collezione di ambizioni ora racchiuse in quel desiderio collettivo: «Vogliamo vincere la Coppa» .
VEDE DOPPIO -E segna sempre lui, dall’agosto del 2010: e la nona doppietta, la sinfonia d’un goleador rimasto solo con i suoi cattivi pensieri sul dischetto di Siena, comincia ad avvertirsi nell’aria pesantissima come piombo quando, quinto della ripresa, la palla finisce a a undici metri dalla gioia o dalla disperazione. La cappa psicologica è una tenda e la paura che il san Paolo esorcizza con l’applauso d’incoraggiamento ha pure le stimmate d’un atto di fiducia (di fede) in quel genietto glaciale: «Ho calciato nonostante quell’errore, ma ora lasciamo il passato alle spalle e pensiamo al futuro» . Un colpo secco e via, rimuovendo ogni sofferenza e cicatrizzando la ferita: Cavani 1, Inter 0, con Napoli che decolla lieve, leggera, nell’olimpo, si riaccomoda da grande al tavolo delle grandi e rumina sofferenza e dedizione, generosità e vocazione. «Getteremo sempre l’anima in campo, è nella nostre indole, è nel nostro costume. La gente lo sa: abbiamo sempre dato il massimo e continueremo a farlo. Sappiamo che si può migliorare e vogliamo farlo» .
TOP TEN -Nove doppiette e cinque triplette per infilarsi di slancio, pardon di prepotenza, nella storia, per accarezzarla con la leggiadria d’un matador cortese, che al novantatresimo dribbla, slalom, maramaldeggia e poi ricama, in un assolo che ammalia e stordisce. Cinquantuno Cavani, ad un tap in, una girata, un destro o un sinistro o un colpo di testa, fate un po’ voi da Hasse Jeppson e dal decimo posto tra i goleador azzurri di tutti i tempi. E’ Cavani 2, Inter 0 e a quella Napoli che ora è pietrificata da quel «mostro» non sembra vero di potersi godere uno spettacolo del genere, di sapere che, ironia della sorte, un bel dì, al mercato, Moratti s’era portato avanti, prima di ritrovarsi De Laurentiis con il contratto in mano d’un attaccante gentiluomo.
«Non so se l’Inter sarebbe potuta essere la mia società. Io non penso a quello che poteva accadere e non è accaduto. Io penso solo al Napoli, il club che ha mi ha fortemente voluto, dimostrandolo d’impeto. E quella fiducia io devo solo ripagarla. Sono felice di essere qui» .
LA VOGLIA MATTA -Il re di Coppe, quel trascinatore che ora se ne va a spasso tra la folla e la fende con il suo sguardo rassicurante e un abbraccio (simbolico) collettivo, s’è messo in testa delle idee meravigliose da aggiungere a quella bacheca di vittime illustri nella quale entra adesso pure l’Inter, dopo la Juventus e la Roma, il Milan e il Manchester City, il Villarreal e una sfilza lunga così di agnelli sacrificali: «Lascio perdere tutto cioò che il passato, i gol che contano sono quelli che verranno. E noi qui abbiamo tutti una voglia enorme: quella di ottenere qualcosa di importante con questa maglia. Siamo in semifinale con il Siena, ci preparemo al massimo, butteremo di nuovo testa e corpo in campo. Vogliamo vincere la Coppa» . In alto i cuori, è tenera la notte di Cavani.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.