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Cavani, il Napoli ai suoi piedi

Il Matador non segna dalla trasferta di Parma ed è la prima volta che gli capita da quando è a Napoli

Seicentotrentacinque minuti (recuperi esclusi): ma voi l’avreste mai sospettato, all’85esimo di Parma-Napoli, nel bel mezzo d’un tornado di nome Edinson, novantatré reti in due anni e mezzo, ventisette delle quali nell’ultimo semestre, che a un certo punto sarebbe arrivata questa quiete dopo quella tempesta di gol? Ma va: e invece, seicentotrentacinque minuti a cercare el matador e la sua vena prolifica, il destro o il sinistro e magari un colpo di testa, e poi le doppiette, le triplette, persino le quaterne, un mostro capace da solo di far tremare chiunque. Il calcio è materia scivolosa, un paradosso in termini: e dal 27 gennaio in poi, d’incanto, Sua Maestà s’è inaridito ed ha smarrito l’ispirazione, andando a sbattere contro la Lazio e poi la Sampdoria, sul muro del Catania e su quello dell’Udinese, sulle mani di Buffon e, tra questi, rimanendo impigliato nelle ombre dell’Europa League.
Si scrive Cavani e si resta un po’ sbigottiti: perché in quel (capo)cannoniere che ha oscurato chiunque e arrivato in cima alla classifica dei bomber «italiani» con diciotto reti, c’è la versatilità del centravanti moderno e anche una elasticità atletica che sembra condurre al di là di qualsiasi impedimento.

IL BUIO – Sette partite e trentaquattro giorni (venerdì sera) all’asciutto. E quindi ben sette sfide senza un graffio di Edinson Cavani: l’evento – ahilui – è in quelle cifre, perché non era mai accaduto, dall’inizio della saga azzurra del Matador. Ma non finisce qui: Edi non segna dalla trasferta di Parma, e d’accordo, ma da quella domenica il Napoli ha realizzato appena quattro gol e vinto soltanto con il Catania, tra campionato ed Europa League. Una flessione complessiva e la dimostrazione (ennesima) del teorema: Cavani è linfa vitale per il Napoli, non solo il terminale offensivo della manovra ma anche il trascinatore e l’uomo in grado di spostare gli equilibri.
IL PRECEDENTE – E allora, il racconto. La cronaca dei numeri freddi venuta fuori dopo la notte caldissima del San Paolo: la statistica dice che Edinson Cavani non segna da sette partite tra campionato ed Europa League, un’astinenza realizzativa prolungata come mai da quando è azzurra la sua esistenza. Una novità assoluta, per lui: fino a ieri, giorno del record negativo, al massimo gli era capitato di stare un mese tondo e sei partite senza segnare (dal 20 febbraio al 20 marzo 2011, fino alla doppietta con il Cagliari al San Paolo in campionato).
CHE SILENZIO – Trentaquattro giorni di digiuno (e saranno quarantatré a Verona, contro il Chievo), una sorta di Ramadan doloroso come mai, per uno che vive per il gol e per una squadra fondata sulle sue prodezze: non è un caso, insomma, se in queste sette partite il Napoli ha collezionato soltanto una vittoria (con il Catania), quattro pareggi (con Lazio, Sampdoria, Udinese e Juventus) e due sconfitte (con il Viktoria Plzen). E non lo è anche l’esiguo carnet di reti: quattro appena, firmate Hamsik, Cannavaro, Campagnaro e Inler (due difensori, un centrocampista ed un trequartista, tanto per sottolineare i disagi offensivi). Ed ancora: venerdì sera, al san Paolo, con il suo destro deviato da Bonucci, Gokhan Inler ha interrotto un silenzio di gol azzurri datato 9 febbraio e quattro partite tra campionato e coppa. Eppure, Cavani è vivace: corre, sgomita e lotta come sempre. E magari s’è preso semplicemente una pausa: perché dopo seicentotrentacinque minuti in bianco, un matador finisce per stancarsi.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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