«E’ il momento più difficile da quando gioco a Napoli. Chiediamo scusa ai nostri tifosi. E’ un momento che ci gira tutto male. Domani ci guarderemo negli occhi tra di noi e cercheremo di venirne a capo. Ci tireremo fuori presto. E’ una battuta di arresto che non può sminuire il valore di questo gruppo». Cavani si è lasciato ad uno sfogo abbandonando lo stadio San Paolo quando ormai era mezzanotte. Avrebbe voluto dedicare la vittoria ai compagni Cannavaro e Grava. Gliel’aveva promesso ma non vi è riuscito nonostante avesse sbloccato il risultato e dedicato la rete ai due amici puniti dalla Disciplinare.
DELUSIONE – Il Matador ha lasciato il terreno da gioco visibilmente avvilito. In canotta, perchè più di un calciatore del Bologna era corso a chiedergli la maglietta. E lui da campione qual è, se l’era sfilata alla prima richiesta. Per Cavani, un’altra serata da dimenticare. Eppure anche stavolta era riuscito a centrare il bersaglio. Al decimo minuto, di testa, su azione da angolo. Ventuno centri in ventuno presenze. Ormai è rimasto solo lui a lottare su ogni pallone, a cercare il gol ed a trovarlo; a provare a trascinare fuori dal tunnel un Napoli sempre più irriconoscibile, a tratti inguardabile, sfilacciatosi poco dopo essere passato in vantaggio. Come successo tante altre volte. Una costante che però non si addice al Matador. Lui non si arrende mai. Aveva voluto partecipare a questo secondo faccia a faccia con il Bologna proprio per consumare una rivincita. Per aggiustare la mira dopo aver sbagliato un paio di facili occasioni nella precedente sfida. E dopo dieci minuti vi era anche riuscito. Sembrava ispirato. Era ispirato. Ma intorno a lui tante cose non giravano per il verso giusto. Pochi rifornimenti dalle retrovie. Pochi cross dagli esterni. Poche idee. Ed allora l’uruguagio ha provato a fare tutto da solo. E’ rientrato fino alla linea dei difensori. Ha cercato di dare qualità nella zona nevralgica del campo. Macchè. Quando sembrava che stesse per girare per il verso giusto ci si è messo il portiere Stojanovic a negargli la gioia del raddoppio. Prima su punizione dalla breve distanza. E poi su altri tentativi spinti più dalla disperazione che per convinzione.
CIAO COPPA – Cavani non voleva arrendersi al secondo kappaò di fila. Non ci stava a lasciare la scena dalla Coppa Italia, una competizione in cui il Napoli l’aveva fatta da dominatore nella passata edizione. L’uruguagio ha corso da una parte all’altra del campo. Ha lottato. Ha giocato da prima e da seconda punta; da centrale e da esterno. Ma come se avesse predicato nel deserto. Mai una combinazione vincente con il suo partner di una volta, Goran Pandev. E nelle volte in cui riusciva, ci si metteva anche il palo a frenare le ambizioni del Napoli e ad aumentare la convinzione del Bologna. Poi è subentrato Hamsik. Con lui, Cavani si intende a meraviglia. Eppure neanche con lo slovacco, il risultato si è schiodato. E persino con Insigne, in attacco non si aprivano varchi per puntare a rete. Una maledizione. Il Matador si è innervosito non poco man mano che scorrevano i minuti. E chissà cosa gli sarà passato per la testa quando ha dovuto assistere al raddoppio dei felsinei. In questo Napoli che non va, rischia di naufragare anche lui e di veder disperso quanto di positivo riesce a realizzare di partita in partita.
TUTTO SULL’EUROPA – Ventuno gol di cui dodici in campionato. Una distanza enorme dalla capolista Juventus. Ora non resta che l’Europa League. Ma Cavani anche ieri sera ha dimostrato che lui al Napoli ci tiene ancora tanto. Dopo il gol è corso verso la panchina per sventolare la maglietta d’incoraggiamento per Cannavaro e Grava. Su Twitter aveva già espresso la sua solidarietà ai compagni fermati per sei mesi dalla Disciplinare. Il Matador si sente ancora legato allo spogliatoio. E forse proprio ieri sera avrà giurato a se stesso che continuerà a lottare per tirare fuori il Napoli da questo momento difficile. A Siena proverà a trascinare i compagni alla riscossa, perchè ormai è l’unico capace di trasmettere voglia di vincere al gruppo e l’unico a centrare la porta con rabbia ed agonismo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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