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Cavani: “Il mio sogno è giocare la Champions con il Napoli”

Le parole de "Il Matador" sembrano d'addio, però dipende dalle offerte in estate

E la nave va… Ma dove? Ma quando? Il vento soffia lieve e il mare che bagna Napoli è vagamente increspato: ma la rotta è ormai stata tracciata e in quel domani che non concede (alcuna) certezza, c’è però il senso pieno d’appartenenza, il desiderio di non privarsi di nulla, men che meno la felicità ad oltranza. «Io sono qui e finché ci resterò darò sempre il massimo. Questa città mi ha dato tanto e io le prometto il massimo impegno fino all’ultimo secondo in cui resterò. Ma ora ho una sola voglia matta: giocare la Champions. E giocarla qua mi piacerebbe, perché adesso siamo più maturi di un anno fa». Il Cavani-day sorge tutte le mattine e in quell’alba dei nuovi giorni resta racchiusa la (inevitabilmente) vaga dimensione del futuro, l’impossibilità di conceder(si) risposte sicure, la necessità d’essere veri, autentici, sinceri e diretti, un principe azzurro che niente esclude e che però resta – fedelmente – aggrappato alla sua Napoli da amare tutta d’un pezzo: «Sappiamo com’è fatto il calcio e quindi inutile soffermarsi su altro: io ho avuto la fortuna di giocare la Champions qui e quell’atmosfera è stata favolosa, mi ha fatto impressione. La garanzia, ora, è l’impegno mio e quello di tutti quanti noi, d’impegnarmi per vincere e per lottare, affinché si ottengano le cose più belle».

SI SALPA – Destinazione Champions: verso quegli spazi aperti, enormi, entusiasmanti ed onirici, verso quei sogni che affollano la Napoli di un Cavani new-style (e con codino), verso l’ambita Europa del grande calcio nella quale si può atterrare tra sei partite, regalandosi pure qualche umanissima aspirazione d’infastidire quella Vecchia Signora. «Il punto di Milano serve, eccome, ma guai pensare che il secondo posto sia ormai blindato. Tocca a noi metterlo in cassaforte nelle prossime gare, nelle quali ci concentreremo anche su chi ci precede: perché in Italia non si sa mai…».

E CHE DIAVOLO! – I conti tornano e i numeri sanno avere un’anima nobile, solare, trasparente e persino rassicurante (ma sino ad un certo punto) come quel più quattro a cui strizzare l’occhio: Milan-Napoli ormai è andata, negli abissi degli archivi, e l’onda «anomala» dalla quale el matador si lascia lievemente sballottare è in quell’1-1 che appaga ma non troppo. «E’ stata una partita difficile e molto combattuta: c’è un po’ di rammarico, vero, perché vincendo avremmo potuto allungare in maniera sensibile sul Milan, li avremmo potuto staccare. Ma pure per loro la posta in palio era alto e la dimostrazione di quanto siano forti c’è stata pure quando sono rimasti in inferiorità numerica. Noi ci abbiamo provato, abbiamo messo quello che avevamo per farcela e dunque nessun rimpianto: procediamo per conquistare ciò che vogliamo».
E CHE NUMERO! – La storia continua e il viaggio pure: e dagli oblò, mentre il bomber è una star del marketing, si scrutano gli orizzonti, si ripensa a quel capolavoro di tecnica in area (e in aria), lo stop in sospensione sul lancio di 50 metri di Cannavaro, il pallonetto stropicciato da Abbiati, il corso di una notte modificata. «Ma lui è un campione ed è stato bravo. Io – è chiaro – avrei voluto batterlo e non ci sono riuscito. Ma si teniamo il punto e andiamo oltre: la Champions rappresenterebbe un gran bel traguardo e dovessimo riviverla, saremmo sicuramente ancor più all’altezza. Vedremo, nel calcio ci sono tante componenti da tener presente». L’àncora è lì.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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