E la nave va… Ma dove? Ma quando? Il vento soffia lieve e il mare che bagna Napoli è vagamente increspato: ma la rotta è ormai stata tracciata e in quel domani che non concede (alcuna) certezza, c’è però il senso pieno d’appartenenza, il desiderio di non privarsi di nulla, men che meno la felicità ad oltranza. «Io sono qui e finché ci resterò darò sempre il massimo. Questa città mi ha dato tanto e io le prometto il massimo impegno fino all’ultimo secondo in cui resterò. Ma ora ho una sola voglia matta: giocare la Champions. E giocarla qua mi piacerebbe, perché adesso siamo più maturi di un anno fa». Il Cavani-day sorge tutte le mattine e in quell’alba dei nuovi giorni resta racchiusa la (inevitabilmente) vaga dimensione del futuro, l’impossibilità di conceder(si) risposte sicure, la necessità d’essere veri, autentici, sinceri e diretti, un principe azzurro che niente esclude e che però resta – fedelmente – aggrappato alla sua Napoli da amare tutta d’un pezzo: «Sappiamo com’è fatto il calcio e quindi inutile soffermarsi su altro: io ho avuto la fortuna di giocare la Champions qui e quell’atmosfera è stata favolosa, mi ha fatto impressione. La garanzia, ora, è l’impegno mio e quello di tutti quanti noi, d’impegnarmi per vincere e per lottare, affinché si ottengano le cose più belle».
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